Non è l’abito che ci distingue

Il nostro abito, semplice e dignitoso,
abito di tutti i giorni,
abito di chi non si risparmia,
è adeguato al tempo e al luogo
in cui viviamo.
Non è l’abito a dire
la nostra appartenenza a Dio,
ma la bontà, il volerci bene,
lo stimarci tra noi,
il riconoscere l’altro migliore.
Se saremo abitati da Dio
e Lo ameremo con tutto il nostro cuore,
con tutte le nostre forze,
con tutta la nostra debolezza,
saremo rivestiti di Lui
ed avremo il suo profumo.
La croce che portiamo al collo
si ispira a croci dei primi secoli cristiani
ritrovate in una miniera di rame in Giordania,
croci che uomini e donne,
prigionieri per la fede,
sfruttati come schiavi,
forgiavano con le proprie mani
nell’amore per Cristo.
Questa croce
specchiandosi in quella di Gesù
fa memoria
della sofferenza e del dolore
di tutti gli uomini di buona volontà,
credenti e non credenti,
di ogni epoca e di ogni parte del mondo,
schiavi, deportati, internati, torturati, uccisi
per un ideale,
per la loro fede,
nei forni crematori, nei gulag,
nelle foibe, nei campi di sterminio
o solamente disprezzati
nelle loro case, nelle loro città.
Ci ricorda
il cuore della nostra Regola:
amati, amiamo.
Su questa croce c’è l’impronta
della resurrezione di Gesù,
c’è sua Madre, Madre nostra
che fino in fondo ama suo Figlio,
che fino in fondo non Lo abbandona
e non abbandona nessuno di noi.
Portare questa croce
è dire la nostra appartenenza
al Signore e alla sua Chiesa;
ci ricorda il nostro sì totale
e la missione che il Signore ci ha affidato:
trasmettere speranza a chi soffre,
a chi ha fame di affetto, di pane e di giustizia;
formare e « riparare » i giovani nel Bene,
riportare a Dio ogni uomo e donna
del nostro tempo
che non abbia ancora conosciuto il suo amore.

« Poi, a tutti, diceva: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà » (Lc 9,23-24).
« Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé » (Gv 19,25-27).

 

Commento di Rosanna Tabasso

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