Il progetto vita ai bambini

Dal 5 settembre 2016 la Torre dell’Eremo è diventato Arsenale dell’Armonia ed è la casa di una piccola fraternità del Sermig, che vi abita stabilmente. Nelle stanze realizzate al primo piano è stato accolto il progetto Vita ai bambini: è un’accoglienza residenziale rivolta ai bambini affetti da gravi patologie. Per la maggior parte si tratta di bambini e ragazzi stranieri che vivono nei Paesi più poveri dell’Europa dell’Est, dell’Asia Centrale e del Sud America, in zone dove non esistono strutture ospedaliere in grado di curare la loro malattia. I bambini sono seguiti da associazioni internazionali che lavorano nell’ambito della tutela dei diritti dei bambini malati, in particolare con Lifeline Onlus e ATMO Onlus, e dai Servizi Sociali degli Ospedali (in particolare l’Ospedale infantile Regina Margherita di Torino).

Il Sermig offre ospitalità residenziale al bambino malato e alla sua famiglia per tutto il periodo necessario alle cure ma anche per i successivi controlli trimestrali, semestrali e annuali, che avvengono a volte fino a cinque anni dopo il loro primo arrivo. La media di permanenza continuativa di ogni famiglia nella nostra casa è di circa un anno e mezzo. La vita in una casa accogliente, la presenza della Fraternità del Sermig e dei volontari che si affiancano ogni giorno offrono ai bambini un clima sereno, ricco di proposte ludiche ed educative (è stato attivato il servizio di assistenza scolastica domiciliare). Anche i famigliari dei bambini trovano sostegno e affiancamento in un periodo difficile, delicato e di particolare vulnerabilità.

Foto: Max Ferrero


Nel periodo 2020-2022 il Sermig ha potenziato il progetto Vita ai Bambini grazie al finanziamento ricevuto dal Fondo di assistenza ai bambini affetti da malattia oncologica promosso dal Ministero del Lavoro

Relazione del primo semestre 2021
Relazione del secondo semestre 2021

In questa pagina puoi trovare tutte le indicazioni e i dettagli del progetto presentato e del budget di spesa. 
 

GRAZIE SERMIG!

I bambini vanno dritto al punto. Madina non ha tempo da perdere, bisogna andare a giocare e mentre tira per la maglia verso la sala giochi dà la risposta più spontanea. Cos’è il Sermig per te? Lo dice nella sua lingua: dom, casa. Non ha dubbi, nessuna esitazione. Tra una caramella rubata e la bocca piena di cioccolatini ci dice: “Io ero piccola, ora sono grande”. È proprio così: cresciamo insieme. Anche la mamma conferma: “Appena siamo volati qui, avevamo paura, ma siamo subito stati accolti bene. Sono passati due anni da quando ci conosciamo. Ora ho in pancia la mia quarta figlia”. Casa Vita ai Bambini non ha un termine prestabilito, è una casa per i bambini che hanno una malattia grave e continua a esserlo per loro e per la mamma o il papà che li accompagna finché ce n’è bisogno; anche quando i bambini sono guariti e tornano per i controlli, sanno di trovare non solo quattro mura e un letto, ma delle persone, degli amici che li aspettano e che sperano insieme nei risultati degli esami. È questa la forza di questa accoglienza portata avanti da tanti volontari che si rendono disponibili a ogni necessità. Anche di sera suona il campanello e arriva Anna per fare una puntura. Quando abbiamo bisogno di un’infermiera sappiamo su chi contare.

Ognuno mette a disposizione il suo tempo e i suoi talenti. Il Laboratorio del Suono dell’Arsenale della Pace ci ha imprestato un’arpa che grazie ad Arianna diventa una calamita per tutti in un concerto serale dove tutti sono coinvolti e provano a suonare. Silvio ogni settimana porta le famiglie a fare la spesa e nel tempo che si radunano ci ringrazia per la possibilità che ha di fare del bene: “Quando vengo qui, si muove la vita, si muove il cielo”. È una bella responsabilità da condividere con tanti che si sentono custodi di questa casa e dei piccoli ospiti che la abitano. Franco ha saputo di una bella iniziativa qui vicino e ci ha subito informato perché potessimo andare in gita. Virginia, Flavia, Elisabetta sono la squadra che insegna l’italiano. Anna e Luca sono volontari da tanto tempo e hanno deciso di andare a trovare i nostri amici nel Paese dove abitano facendo un volo di 6000 km.

Quello che proviamo a vivere è la normalità di una casa. Certo ci sono i clown, ci sono le attività di creatività, di cucina, si lavora nell'orto e abbiamo a disposizione oltre 34.000 metri quadri di verde dove respirare aria buona, ma in una semplicità che speriamo riesca a far passare prima di tutto il volersi bene e il calore di una famiglia.
Per Sermig da Aizada. È il disegno che ci ha regalato una bambina. Per Sermig: non c’è il nome di una persona perché il Sermig è così: non è uno, è una famiglia. E questi bambini lo sanno bene! Bambini che da tanto tempo hanno paura, per loro non è una novità il rischio di prendersi un virus; bambini che la mascherina la portano da sempre, da quando hanno iniziato a frequentare l’ospedale, e così pure il disinfettante per le mani. Bambini che passano anche mesi chiusi in una stanza senza poter mai vedere, abbracciare nessuno. Bambini che non vanno a scuola, ma fanno lezione nei lunghi pomeriggi in casa con la scuola che viene a domicilio apposta. Sono loro che ci insegnano la pazienza, che si può sorridere anche attraverso gli occhi che escono da una mascherina, che si dicono fortunati perché il Sermig è per loro casa e famiglia.

Baiel mussulmano di 12 anni si alza di colpo dal tavolo: è ora della preghiera! Dopo poco torna per finire il gioco che stavamo facendo insieme: “Ho pregato per il Sermig!”. Nelle nostre case ci sarà sempre posto per tutti, per chi in queste case può sentirsi al sicuro. La vita per loro e per noi qui è quella di sempre, continuiamo a condividere le gioie e i dolori della loro malattia, del loro essere bambini. Poi arriva Madina, 5 anni, che ti chiede di disegnarle un cuore e lei dopo averlo colorato te lo regala soddisfatta. È il cuore del Sermig, fatto da tante mani che non smette di battere, nemmeno quando la paura vorrebbe farlo chiudere!
Aichurok ha un brutto male, non sanno se le cure funzioneranno, ma lei con sguardo dolce continua a ringraziare, ringrazia che le vogliamo bene… Anche al tempo del coronavirus l’Arsenale dell’Armonia si è svuotato di persone ma è rimasto pieno di amore e di “grazie Sermig”.

Maria Claudia Brunello
Arsenale dell'Armonia



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