Il sì che dà vita

Il nostro sì, il nostro dare la vita
ci rende totalmente liberi
per amare tutti
con cuore indiviso, come Gesù.
Nella vita di fraternità
non diventiamo mai dipendenti
dall'umore degli altri,
diventiamo dipendenti dall'amore di Dio.
Qualunque dipendenza
ci limita e ci rattrista,
la libertà del cuore rallegra la nostra vita
e ci apre al servizio gratuito.
Dipendiamo solo dall'amore di Dio
perché da Lui impariamo ad amare
con gratuità,
senza aspettarci nulla in cambio
se non la gioia di fare felici gli altri.
Tristezze e paure di cui è pieno il mondo
affliggono anche tante persone
che scelgono di dare la vita.
Non basta dire sì a Dio
una volta per sempre,
e poi chiuderci nel nostro sì.
Occorre puntare sull'amore
che è nuovo ogni giorno.
Il sì è sì se dà vita, se crea vita intorno
proprio come una nuova continua creazione.
Il sì è vero se si supera,
se ci aiuta a dare un senso alla vita sempre.
Il sì ci rimette in discussione ogni giorno
perché l’orgoglio non ci renda impenetrabili,
perché l’arroganza e la superbia
non spadroneggino.
Desidero che ognuno cerchi di capire
se il suo sì sta portando vita o paura,
vita o morte.
Se chiediamo al Signore il dono di capire,
anche i più duri di noi
avranno la grazia di cercare e di capire.
Se c’è buona volontà, risorgiamo, cambiamo,
perché Gesù è venuto a portarci la certezza
che possiamo cambiare
in qualsiasi momento.
Il sì è sì se attrae altri sì,
il sì è sì se diventa bene
per quelli che ci avvicinano.
I nostri sì sono sì se danno speranza e gioia,
ma dobbiamo avere la serenità,
la severità e l’ironia
per capire a cosa sta servendo il nostro sì.
Il sì è sì se sa dire come Maria: «Eccomi».
Sempre, in ogni momento,
questo sì ci unisce
all'amore di Dio e al servizio del prossimo.

«Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te. A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. Allora Maria disse all'angelo: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo? Le rispose l’ angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile : nulla è impossibile a Dio. Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,26-38).

 

Commento di Rosanna Tabasso

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