La vita restituita

Siamo diversi per età e per stato di vita,
sposati, singoli, monaci e monache,
sacerdoti, eremiti…
ma tutti seguiamo Gesù
povero, casto, ubbidiente,
a gloria di Dio Padre
e con la forza dello Spirito Santo,
nella Fraternità,
a servizio del Regno.
Tutti viviamo del nostro lavoro,
svolto negli Arsenali o fuori,
rispettando la chiamata di ognuno.
Ci sentiamo tutti custodi gli uni degli altri
e quando qualcuno di noi attraversa
un momento di difficoltà,
lo sosteniamo, nella discrezione,
con affetto e preghiera.
Gli sposati e i singoli
vivono nelle loro case,
con la propria vita
danno testimonianza del Vangelo
e dell’adesione alla Fraternità nel mondo,
nelle relazioni, nel lavoro,
nell’impegno sociale e familiare.
Alcuni, secondo il mandato dei responsabili,
possono impegnarsi a tempo pieno negli Arsenali
o dare vita ad esperienze di accoglienza,
a servizio della Fraternità.
Chi è sposato
vive il suo sì nella Fraternità
sempre nel rispetto dei tempi di crescita
e delle necessità della famiglia,
specialmente dei figli.
Pur nell’autonomia di ogni famiglia,
tutti ci sentiamo custodi dei bambini,
consapevoli che
« per crescere un bambino
ci vuole un villaggio ».
Quanti sono chiamati
alla vita consacrata,
si impegnano ad imitare Gesù
vivendo i consigli evangelici di
povertà, castità, obbedienza.
Vivono insieme
in due distinte comunità,
maschile e femminile.
In casi particolari,
concordati con i responsabili,
alcuni possono vivere la loro consacrazione
in famiglia o in una forma eremitica.
All’interno della comunità maschile
quanti sono chiamati al sacerdozio,
dopo i previsti studi teologici,
chiedono di essere ordinati
a servizio della Fraternità
e del suo specifico carisma.

« Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri » (Gv 13,34-35).
 

Commento di Rosanna Tabasso

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