«Il Natale? È ascoltare la coscienza, capire che nessuno è perso»

Pubblicato il 25-12-2014

di Redazione Sermig

Ernesto Olivero, fondatore e guida del Sermig, parla a Vatican Insider della Natività, descrivendola in dieci punti: «Non è solo poesia. È l’amore che non si arrende»

ROBERTA LEONE
TORINO

Torino, Porta Palazzo. Campi di spiritualità e centinaia di giovani italiani arrivati per servire gli ospiti delle accoglienze e persone senza casa, la Messa nella notte di Natale con l’arcivescovo Nosiglia, il pranzo di Natale; a Capodanno una marcia per la pace e l’ormai tradizionale «cenone del digiuno», quest’anno a sostegno dei profughi siriani e iracheni in Giordania: fin dai primi anni di vita della fraternità, al Servizio missionario Giovani (Sermig) Natale è il tempo della speranza e l’occasione concreta per condividere il «sogno possibile» della pace. Al fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, abbiamo chiesto di parlarci del Natale. E, in dieci punti, di spiegare come viverlo nella quotidianità. 

«Per chi crede, Natale è festa del grazie, del Dio uomo in mezzo a noi. Ma se la fede è vera, Natale è ogni giorno! Natale è forza continua e speranza indomabile. Natale è amore: l’Amore che non si arrende, che continua a scommettere sull’uomo. Amore che non si ferma davanti alla durezza dell’umanità, a mille e mille guerre combattute per niente, alla frenesia di chi ha e vuole ancora di più, alla cecità che vede in un carcerato, in uno straniero, in un ammalato un attacco alle proprie sicurezze. Solo l’amore che non si arrende apre gli occhi porta alla giustizia, alla verità e anche alla felicità, a un mondo in cui ognuno può scoprire il senso della vita. E il senso è fare felici gli altri, diventare gli occhi del cieco, la spalla dello zoppo, il sostegno di chi non ce la fa. Solo questo impasto ci renderà più umani e realizzerà realmente nella nostra vita la speranza di un Dio bambino che nasce.
 
Come vivere, allora, questo amore? Come evitare che il Natale sia solo poesia? 

Viviamo il Natale quando ascoltiamo la coscienza che parla in noi.
Viviamo il Natale quando davanti ai crocifissi del nostro tempo impariamo a commuoverci, di una commozione che non è sentimento, ma forza della ragione che spinge a cercare la via del bene.
Viviamo il Natale se torniamo a Dio, se proviamo a entrare nella sua logica. Scopriremo il silenzio che per molti è preghiera e capire meglio le sofferenze intorno a noi.
Viviamo il Natale se ci rendiamo conto una volta per tutte che il mondo è di chi lo amerà di più e che nonostante tutto è nelle nostre mani.
Viviamo il Natale se capiamo che il nostro è un tempo per la giustizia, un tempo per creare strade di pace, un tempo in cui ognuno nel proprio ambito può suscitare una primavera di riconciliazione, di speranza, di trasparenza.
Viviamo il Natale se impariamo a piangere con chi piange senza strumentalizzare la sofferenza, se scegliamo il perdono perché il rancore genera solo vendetta.
Viviamo il Natale se noi adulti abbiamo il coraggio di ascoltare il grido dei giovani e cambiamo vita, senza aver paura del male. Il male c’è, si presenta da sé, ma noi possiamo mostrare con la vita che la luce annulla il buio. Possiamo suscitare in chi ci incontra nostalgia di bene, il desiderio di una vita vera.
Viviamo il Natale se noi, con ruoli di responsabilità nella politica, nell’economia, nelle religioni entriamo in una dimensione di conversione. Se capiamo che il vero potere non è nelle lobby ma nel servizio e che solo la sobrietà converte. Se non abbiamo paura di impastarci con la vita concreta che non è fatta di mondanità e di apparenze ma di rispetto per chi fa fatica. 
Viviamo il Natale se noi giovani scegliamo di non sprecare la vita, accettiamo di formarci alla responsabilità, dicendo i sì e i no che contano, frequentando maestri e compagnie severe, incontrando senza paura gente che fa fatica.
Viviamo il Natale se capiamo che nessuno è perso e che se sbagliamo possiamo cambiare, perché è l’Amore che non si arrende che ce lo insegna. Ci insegna che il passato e il futuro non contano. Esiste l’oggi, esistono gli ideali. Esiste l’età di ognuno che non si misura con gli anni. Perché ognuno ha semplicemente l’età dei suoi sogni».

 

 

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok