Famiglia Cristiana - Arsenale della Pace: l'avventura continua

Pubblicato il 31-08-2023

 

ARSENALE DELLA PACE - L'AVVENTURA CONTINUA

L'EX FABBRICA DI ARMI TORINESE AFFIDATA AL SERMIG DI ERNESTO OLIVERO FESTEGGIA 40 ANNI DI VITA

Alloggi, mense, cure mediche, scuole, arte, musica e sport. Una delle più belle realtà della Chiesa in uscita si apre al mondo
di Lorenzo Montanaro

«Ho camminato tanto. Ho camminato con disperati e con santi. Ho camminato con ragazzi e ragazze che vivono la pienezza della vita, ma anche per chi ha preferito la morte alla vita. Ho camminato nella pienezza della luce. Ho camminato vedendo il buio diventare luce».
Queste parole sono di Ernesto Olivero, il fondatore del Sermig (Servizio missionario giovani), gruppo nato a Torino nel 1964. Tratte da un’intensa poesia, intitolata proprio "Ho camminato", aprono uno spiraglio su una storia lunga quarant’anni. La storia di una fabbrica d’armi trasformata in luogo di pace, accoglienza, armonia, preghiera.
Era infatti il 2 agosto 1983 quando Olivero e uno sparuto gruppo di amici entrarono, per la prima volta, nell’ex arsenale militare di Torino, all’epoca completamente in rovina. «Era un rudere, però aveva grandi archi che si alzavano da terra. Ci abbiamo visto una cattedrale», ricorda Rosanna Tabasso, che allora era una giovane componente della fraternità e che oggi è la responsabile del Sermig. «Con fiducia, giorno dopo giorno, abbiamo custodito quest’immagine. E anche se eravamo giovani e non avevamo alcuna esperienza tecnica, avevamo la certezza che Dio era presente in quell’avventura. La sproporzione tra l’opera e le nostre forze era tale che solo Dio poteva realizzarla, coinvolgendosi con noi».

È stata proprio questa fiducia, più grande delle innumerevoli difficoltà, a innescare un cammino di trasformazione. E a far nascere, grazie all’impegno di tanti, l’Arsenale della pace, ossimoro apparente, che in realtà racchiude tutto il senso di un cammino, vissuto ogni giorno a fianco degli ultimi. «Poco alla volta, abbiamo visto i primi giovani arrivare e mettersi in gioco. È stata una meraviglia continua», ricorda ancora Rosanna Tabasso. Ecco allora le prime accoglienze, per offrire un letto, un tetto e un pasto caldo a chi viveva in strada. Nel tempo, quel nucleo iniziale di servizi è stato enormemente ampliato e oggi l’Arsenale della pace è un rifugio che offre, tra l’altro, cure mediche a chi non può permettersele, aiuto a chi cerca lavoro, affiancamento scolastico per i nuovi italiani e mille altre risorse per chi è stato umiliato e messo alle corde dalla vita, ma anche opportunità di crescita attraverso il dialogo, l’arte, la musica, lo sport. Non solo a Torino. Nel tempo sono fiorite case gemelle a Madaba (Giordania) e a San Paolo (Brasile). E ci sono tanti progetti attivi in tutto il mondo.

In quarant’anni, dall’Arsenale del Sermig sono passati, sedendosi accanto a poveri e giovani, capi di Stato (preziosa l’amicizia col presidente della Repubblica Sergio Mattarella), premi Nobel, uomini di Chiesa e di scienza, intellettuali e grandi artisti. Ma la radice è la stessa che ha animato gli inizi. «Cerchiamo di vivere tutto, cominciando dai gesti più umili e quotidiani, alla luce della preghiera», prosegue Rosanna Tabasso. «Una preghiera spesso silenziosa, sotto traccia. Siamo sicuri che anche i lavori manuali, spostare mattoni, pulire pavimenti, si possono fare pregando, come pregando si accolgono le persone».
E guardando al futuro, anche sulla scorta della Chiesa in uscita, cara al Papa, il Sermig sta cercando di spalancare porte e finestre, aprendosi sempre più al mondo e anche spostando all’esterno alcuni servizi che prima erano interni. In più ci sono le parrocchie e la presenza nella basilica di Superga che i vescovi di Torino, prima monsignor Cesare Nosiglia e oggi monsignor Roberto Repole, hanno voluto affidare alla fraternità. «Di tutto questo siamo felici», conclude Rosanna Tabasso, «perché è come se gli spazi dell’Arsenale si stessero dilatando».

di Lorenzo Montanaro

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