La macchina del tempo

Pubblicato il 27-08-2012

di Valerio Gentile

Quando ero ragazzino seguivo una serie TV che mi piaceva moltissimo. Si intitolava "Kronos" ed era la storia di due scienziati americani che facevano parte di un progetto per la costruzione di una macchina del tempo. Al momento del test nella galleria del tempo c'era stato un problema ed i due protagonisti erano rimasti intrappolati in un qualche continuum spazio-temporale, così che ad ogni fine episodio venivano sbalzati in un altro punto del tempo, finivano nel mezzo di un nuovo disastro, l'episodio finiva ed io rimanevo appeso fino all'episodio successivo... bellissimo! Speravo sempre che rotolassero anche in casa mia, li avrei seguiti volentieri in qualche loro sbalzo temporale... va beh, dettagli.

Ho fatto lunga premessa per dire che giusto qualche giorno fa pensavo a come sono cambiate le cose al Sermig dal punto di vista musicale rispetto ai campi estivi di qualche anno fa, soprattutto durante le serate finali. Seguivo da casa, in streaming, la serata finale il Sermig trasmette un sacco di cose in streaming). Bella eh, bellissima, partecipata, ma... qualcosa mi rendeva perplesso, e non poco. Qualcosa mi aveva fatto tornare indietro nel tempo...

Tre o quattro anni fa, l'ultimo disco Sermig uscito in ordine di tempo era "Dal basso della terra", e al venerdì i cavalli di battaglia erano "Ti do la pace" e "Gloria dal basso della terra", ripetuti allo sfinimento. Un po' come "Smoke on the water" per i Deep Purple, per fare un paragone decisamente irriverente.
Quello che non era canto liturgico, e suonato dal gruppo che suonava solitamente agli incontri del martedì (di cui facevo parte anche ai tempi), era affidato alle basi, che come lame nel buio calavano sulle velleità artistiche di noi della band. Manca la batteria, la chitarra distorta, così chi la può suonare... e vai con la base. Che amarezza amara. Da un certo punto di vista, le basi aiutavano noi della band a rimanere umili: la base è perfetta, non ha sbavature, fa le dinamiche come vanno fatte... una band da sogno!
Forse.

Ormai da due estati invece, i ragazzi che vengono ai campi si trovano una serata finale ben diversa, perché il nostro grande maestro Mauro Tabasso negli ultimi anni ha fatto uscire due dischi di musica "profana", e che dischi! (ce l'avete tutti sia Mama sia Mama2... VERO?!?!) ma soprattutto perché la musica è tutta dal vivo! Merito dei PeaceMaker, la band nata all'interno dell'Arsenale quasi due anni fa, che con santa pazienza, discreto mazzo di tutti i componenti e l'aiuto dei grandi vecchi della sezione musica dell'Arsenale è riuscita a farsi largo con umiltà fino a farsi sdoganare niente meno che dal maestro Mauro in persona.

Mentre seguivo in streaming quindi, cosa mi mancava? Mi mancava essere sul palco con i miei colleghi a fare musica dal vivo! La nostra esecuzione è sicuramente meno precisa rispetto a quella delle basi, non sempre le dinamiche sono quelle che dovrebbero essere, i volumi e il mixaggio audio sono più complicati da gestire, va bene. Ma, se siete in mezzo al pubblico e state ascoltando grande musica, volete mettere la differenza tra una base e una band di una decina di elementi che suona canta e balla con voi dal primo all'ultimo minuto, fa di tutto per farvi divertire, ci mette fino all'ultima goccia di sudore per rendere la serata un'esperienza da non dimenticare? Personalmente... non c'è veramente paragone. Ci metto la faccia, ci metto la testa, ci metto il mio cuore, ma ci metto anche tutti i plettri che ho!

Valerio Gentile

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