Commento a Ramin Bahrami

Chi è il vero appassionato di musica? Nel cercare di rispondere a questa domanda, mi accorgo che non è così scontata. È sicuramente appassionato chi è in grado di scrivere, leggere, comporre, eseguire la musica con maestria ed estro. Forse chi, come un meticoloso collezionista, accumula centinaia di dischi di vinile sugli scaffali della camera da letto; talvolta è un critico esperto, che ascolta ogni accozzaglia di note, ne sorseggia un assaggio per esaltarne la composizione o piuttosto dire che sa di tappo. È certamente appassionato chi dedica alla musica una passione, quindi un'applicazione costante e faticosa, costellata di sacrifici. Non dimentichiamo però che il vero appassionato di musica ne è anche innamorato, che è forse la cosa più importante.

Sente in essa una forza che muove l'anima, tocca le corde più recondite dell'umano sentire, si insinua tra i gangli del subconscio fino a sviscerare, come in una liberazione, lo stupore per la bellezza, di fronte alla quale siamo tutti universalmente disarmati. È difficile e misterioso comunicarla, ma anche incredibilmente meraviglioso: vivere la passione può sbalordire, incantare, perfino atterrire nell'effimero di un momento un uditorio che diventa partecipe dell'esecuzione. C’è chi può giurare che possa addirittura guarire le malattie.

Per amare la musica non basta suonarla. È qualcosa di più semplice, di più radicale, anche se per nulla elementare: divertirsi. Le note più belle si suonano con il sorriso, con un corpo che vibra all’emozione di un’energia più grande. Semplicemente divertirsi, come in un gioco, come in una partita di pallone all’oratorio, in cui il premio è la gioia di stare insieme; semplicemente divertirsi, come quando si canta insieme e si suona la chitarra sbrecciata nell’ultima fila del pullman di ritorno da un viaggio. È questa la musica più importante: ed è bello vedere che ci sono dei musicisti famosi che ancora ci credono e che si fanno piccoli per insegnarcelo.

Pietro Florio
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