Una dimora per Maria

Pubblicato il 23-09-2019

di Ernesto Olivero

Una a Efeso, dove la Madre di Dio è vissuta e volata in cielo. Una a Loreto, dove la sua umile casa è stata trasportata sulle ali degli angeli. Il nostro vescovo Cesare Nosiglia ha dato ora anche all’Arsenale della Pace il nome “Casa di Maria”: una grande emozione, un grande dono e un’immensa responsabilità …

 

Sabato 21 settembre l’Arsenale della pace è diventato “Casa di Maria”. Per noi è stata una carezza del Signore: diventare “Casa di Maria” significa rendere visibile uno stile, la maternità di un luogo che accoglie, ascolta, accompagna. Per noi ha anche un significato in più. Rende viva la memoria di quando eravamo un piccolo gruppo di ragazzi con grandi ideali. Muovevamo i primi passi come Sermig e sentivamo vicinissima la Madonna. Prima ancora dell’Arsenale della Pace la nostra storia si è intrecciata con la presenza di Maria. Penso, negli anni settanta, ai primi incontri con Giorgio La Pira e papa Paolo VI, al discernimento che suscitarono. Nei ruderi del vecchio arsenale militare di Torino vedevamo la possibilità di vivere concretamente la profezia di Isaia, quella di un tempo in cui le armi non sarebbero state più costruite e trasformate in strumenti di lavoro. Quel sogno ci superava, era davvero più grande di noi. Non era affatto semplice riuscire ad avere in comodato quell’area della città. Mi piace dire che lo “occupammo” spiritualmente con Maria. Per diversi anni, ogni sera ci trovavamo davanti ai cancelli a pregare il rosario oppure al santuario della Consolata per chiedere di averlo. L’arsenale arrivò e attirò un mare di gente pronta a mettersi in gioco per trasformarlo. La Madonna aveva ascoltato le nostre preghiere. Da allora ogni giorno è stato un miracolo di provvidenza.

Solo camminando scopriremo il significato concreto di questa nuova tappa della nostra storia. Di certo, dobbiamo fare in modo che chiunque venga all’Arsenale si senta accolto nel profondo. Il grande desiderio della Madonna è portare gli uomini e le donne a Gesù. Senza esaltazione e con una grande umiltà, vorremmo dare il nostro contributo. Spero con tutto il cuore che l’Arsenale continui ad essere un luogo di preghiera e di vita attiva nella città, una porta sempre aperta 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Credo che le parole chiave della nuova “Casa di Maria” siano queste: silenzio e preghiera, umiltà e trasparenza, accoglienza di chi vuole cambiare vita, fatti concreti. 

 

 

 

Oggi la Madonna

21/9/2019

Oggi mi sembra che la Madonna bussi alla nostra porta e ci dica: «Voglio stare con voi, voglio che l’Arsenale diventi casa mia». Con le lacrime agli occhi noi le rispondiamo: «Sia come tu vuoi, come il tuo desiderio ha condotto noi fin qua. Tu, la Vergine che ha detto sì a Dio, che lo ha accolto, generato, nutrito e aiutato a crescere, che gli ha chiesto per prima di manifestarsi al mondo, di cambiare l’acqua del non senso nel vino della vita eterna, tu che lo hai accompagnato lungo le strade della missione, nell’umiliazione e nel dolore del calvario, tu sotto la croce fino all’ultimo e oltre. Se vuoi che questa povera casa sia casa tua, aiutaci a continuare con il tuo cuore questa grande responsabilità che ci affidi, di vivere come tu hai vissuto la compagnia del Figlio. Tu oggi bussi a questa porta: solo lo stupore può raccontare la nostra emozione, la nostra incredulità. Aiutaci perché questa casa sia sempre più casa tua, casa dove le persone smarrite trovano casa, casa dove l’amore del tuo Figlio può toccare e far cambiare cuore e vita. Tu oggi bussi alla nostra porta: fa che ad ogni suono di campanello del tuo e nostro Arsenale, chi apre sia sempre consapevole di Chi è che suona, e di Chi è la casa che accoglie».

 

 

 

Di più

22/9/2019

Che giornata magnifica ieri. Mi pare che la Madonna sia stata contenta di venire ad abitare con noi per sempre: ma c’era già da sempre, era in ogni problema che abbiamo affrontato, in ogni cosa bella che è avvenuta in questa casa, che è sempre stata sua e ora lo è anche di nome: Casa di Maria. È un’emozione che non si può descrivere con povere parole. Vorremmo che quest’emozione ci facesse pregare di più, diventare di più di Dio, di più della gente. Vorremmo che tutti gli affamati, tutti i disperati che bussano a questa porta trovino qui la casa della loro Mamma, il cuore della loro Mamma. 

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