Noor e le donne afghane

Pubblicato il 22-07-2023

di Simona Pagani

Noor ha un viso ovale, occhi a mandorla e un sorriso molto dolce. Come tante donne che arrivano da situazioni terribili ha una calma e una capacità di attesa sorprendente. Non appena le chiedo di raccontarmi di sé, le lacrime iniziano a scendere silenziose e la voce si incrina. Il dolore è troppo, e gli occhi non lo contengono. Noor mi mostra la data di nascita scritta sul suo passaporto: 1.1.86.

In Afghanistan, racconta, la nascita di una bambina non merita di essere ricordata. Chi partorisce una femmina è considerata moglie indegna. Fino a qualche anno fa sui documenti non veniva nemmeno scritto il nome della donna ma solo “figlia di” e il nome del padre. Noor racconta di sé, della sua famiglia, del suo Paese. Tre piani che nel suo racconto sono interconnessi, si fondono uno nell’altro.

Ascoltarla rende evidente quanto le vicende politiche del paese in cui si nasce e si cresce siano determinanti nello scrivere la storia personale. Quante cose diamo per scontate quando parliamo di noi, della nostra vita, delle nostre scelte! Noor racconta che sua madre analfabeta ha desiderato che lei studiasse. Ha accettato che il marito avesse altre mogli a patto che permettesse a Noor di frequentare la scuola. Sfidando la disapprovazione sociale, isolata dalla comunità riesce a laurearsi e inizia a lavorare per la promozione del diritto all’istruzione e alla salute delle donne. Vuole contribuire a cambiare la condizione delle donne. Nel 2021 i talebani riprendono il controllo del Paese e la vita di milioni di persone, sprofonda improvvisamente nel baratro di un regime totalitario. Vengono chiuse le scuole femminili. Le donne non possono più lavorare, usare denaro, dire un’opinione, uscire da sole ma sempre accompagnate da un uomo. Devono indossare burqa e guanti neri. Nessun diritto.

Noor sa che i talebani verranno a cercarla. Vive nella paura di esser trovata, incarcerata e uccisa. Non teme solo per sé ma per la sua famiglia. I sensi di colpa la divorano: il sogno su cui ha investito la sua formazione e la sua giovinezza, che l’ha resa orgogliosa di essere la persona che è, si è trasformato nel suo peggior incubo. Così Noor, con tutto il coraggio che l’ha resa la donna che è oggi, attraversa il Paese e riesce a passare la frontiera. 4 mesi in Pakistan e poi il visto per studio che le permette di arrivare a Roma. Noor ora è qui ed è al sicuro ma le sue lacrime silenziose raccontano il grido e la sofferenza inconsolabile delle figlie del suo popolo.


Simona Pagani
NP aprile 2023

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