Io credo in Dio, Padre onnipotente (2/2)

Pubblicato il 23-04-2013

di Giuseppe Pollano

CHE COSA CI RIVELA GESÙ CRISTO DEL PADRE?

Dio si manifesta come autore di un progetto che supera i limiti della storia e ne rimedia gli aspetti tragici, impliciti nella limitatezza delle creature

Gesù ci dice che il Padre non si limita a creare. Ha un progetto in più che supera i limiti della stessa vita. Il progetto di Dio in realtà è quello di divinizzare, di superare i limiti della storia e rimediarne gli aspetti tragici che, se rimanessero nella storia, ci lascerebbero di fronte a interrogativi insuperabili: ma perché è accaduta questa tragedia? Se la tragedia è l’ultima scena della vita, abbiamo tutti il diritto di una protesta e di una rivolta immensa, come quella di Camus, un cui saggio famoso ha come titolo “L’uomo in rivolta”.

Ambrogio da Fossano, il Bergognone, Cristo RisortoMa la tragedia non è l’ultima pagina. In realtà Dio è capace di rimediare anche agli aspetti tragici. Dio può rimediare tutto perché conduce la nostra vita oltre la tragedia, ha per noi il progetto di una tale felicità che noi ci convinceremo che c’era una ragione profonda anche nelle più grandi sofferenze. Oggi, tempo di scarsa speranza, angosciati, è assai importante ricordare che Dio Padre non ha perso il comando, rende conto; è un Dio per cui, come dice la Bibbia, mille anni sono un giorno e un giorno mille anni: abbiate pazienza, io rendo conto, dice Dio all’uomo.
La totalità della creazione non si limita all’esistenza del cosmo fisico, alla nostra vita. Gesù è venuto a mettere in chiaro che c’è un compimento divino alla vita, non finisce tutto in un sepolcro. Gesù per convincerci ci è entrato.

Dio intende essere tutto in tutti (1Cor 15,28), un lento cammino per il quale, a poco a poco, ci divinizza. Attenzione, non è panteismo! È Dio che ci dà la sua vita, la sua luce, la sua pace, la sua gioia, la sua capacità di amare. Ci stiamo già accorgendo che è così, ma ancora tutto è in cammino. Alla fine sarà splendida questa costruzione di Dio attraverso il trionfo di Gesù Cristo frutto dello Spirito Santo, come emerge dai due bellissimi inni cristologici (Ef 1,3-10; Col 1,15-20); c’è poi in 1Cor 3, 22-23 una bella espressione di Paolo all’inquieta comunità di Corinto: tutto è vostro, è per voi, però voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. È una rapidissima piramide da contemplare nella preghiera: l’uomo si deve comportare come se tutto fosse suo, perché Dio gli ha affidato il mondo (Genesi), ma guai a lui se però conclude con un “tutto è mio”, perché se intende gestire il mondo solo a modo suo, lo distrugge. Invece, sì, tutto è mio, ma io sono di Cristo e quindi mi lascio prendere dalla sua umanità che è tanto migliore della mia: tutto quello che è mio allora lo saprò adoperare in modo meraviglioso. Lasciandoci vivere da Gesù Cristo si diventa capaci di trasformare ciò che si ha non in monumenti del nostro egoismo, ma in tanto bene per gli altri. La vita diventa una grande liturgia perché noi siamo di Cristo, chiamati da lui a essere un gregge che lo segue e a essere intorno all’eucaristia per essere ricapitolati in lui. E Cristo a sua volta è di Dio. È una piramide di vita che sfocia nel Padre.

Dio Padre regge il mondo con la sua presenza e con la sua opera provvidente, continua e preveniente; e fa concorrere tutto al bene di quelli che lo amano

Dio regge il mondo con la sua presenza (Mt 7,25-34; Rm 8,28), cura tutto, nulla sfugge alla sua potenza. Con la sua opera provvidente, continua, preveniente, Dio ci viene incontro attraverso persone e situazioni, scioglie nodi, si mostra come papà che porta per mano. E quanto più ci fidiamo, anche nei momenti difficili e nelle prove, tanto più ci rendiamo conto che miracolosamente Dio ci tiene in piedi. Avremmo mille occasioni per cadere nella depressione e nella disperazione, invece lui ci regge talmente che persino altri possono appoggiarsi su di noi.

Ron Dicianni, The servantTutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Rm 8,28): di questa frase di Paolo il termine tutto deve diventare una buona opportunità di contemplazione. Finché le cose funzionano non è difficile pensare che tutto concorre al bene, ma quando c’è un inciampo, è ancora tutto? Ebbene, sì, perché Dio è capace di entrare anche nelle cose che a nostro parere sembrano più contraddittorie, perché alla sua potenza non sfuggono. Il proverbio popolare Dio scrive diritto anche con le righe storte è molto espressivo.
Dio ti vuole troppo bene per lasciarti in balia di qualunque altra cosa. Non esistono il caso e, tanto meno, il pessimismo, che sono dottrine filosofiche oltre che atteggiamenti pratici. La storia – dice una teoria – è in costante discesa, andrà sempre peggio. La dottrina del caso dice che non è così, che non c’è nessuna storia, che accadono delle cose e tu ti ci muovi dentro. Chi si affida agli amuleti, alle superstizioni, alle previsioni magiche, non fa altro che angosciosamente cercare di avere un po’ di consolazione e sicurezza, “perché non si sa mai cosa può capitare”. È vero che non si sa, ma si sa con certezza che ciò che capita è dentro le mani di Dio, perché “tu sei scritto sul palmo di Dio”. Allora non è vero che tutto va secondo il caso. D’accordo, non hai sicurezze immediate, ma hai la certezza che tutto fa parte di un progetto. Nella mia vita, poiché Dio è Padre, c’è un’armonia nascosta di cui sono sicurissimo, dopo di che cammino e, se qualche volta mi capita qualcosa, so che c’è un senso anche in questo. Non è un ottimismo volontaristico per farmi coraggio. Me lo ha detto Gesù, il quale ha creduto a questo fino alla morte. Si è fidato del Padre.

Credo quindi in Dio Padre onnipotente creatore del cielo e della terra, e anche della mia vita e di tutte le circostanze, anche le più piccole. Tu, o Padre, mi stai creando momento per momento e io mi fido della tua mano creatrice.
Questo abbandono alla volontà del Padre è vissuto perfettamente da Gesù (Gv 4,34; 8,29; Lc 22,42; Gv 19,30) fino al “è compiuto”, che non vuol dire “è finita”, ma “mi sono consegnato totalmente a te, mi sono completamente fidato”. Alla fine della nostra vita non potremo dire come Gesù che ci siamo completamente fidati, perché abbiamo i nostri momenti di difficoltà, però desideriamolo! E allora potremo dire che abbiamo avuto momenti di non fiducia, ma che il Padre, che è buono, ci ha perdonato, e che, globalmente, ci siamo però fidati di lui.

Le rivelazioni di Gesù sul Padre ci richiedono un po’ di riflettere di modo che possano diventare convinzioni. Mentre si pensano infatti lo Spirito a poco a poco convince, e diventa tutto più facile e conducono a leggere nella vicenda storica un disegno di salvezza che non sopprime le libertà umane, anzi le chiama a collaborare. Dio permette a cause create effetti creati, come ad esempio un delitto, ma tutto conduce al bene. Il che Gesù ha sapientemente racchiuso nel “Padre nostro che sei nei cieli…”, da pregare con quiete, pensando e credendo a quello che si dice. Ogni frase porta nel profondo ed è un dono di luce. È consolantissimo pregare il Padre nostro, perché è il dialogo che fa diventare mia esperienza la creazione e la redenzione.


tratto da un incontro all’Arsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore

 
 
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