Il “già” del regno
Pubblicato il 25-01-2021
Tutti i “verbi” relativi a Dio che ritroviamo nel Magnificat sembrano prospettare un futuro diverso dall’oggi, ma non dobbiamo pensare che questo accadrà ad un certo punto con un magnifico miracolo di cui saremo spettatori. La storia è già salvata. Chi in realtà polverizza i superbi, rovescia i potenti, rimanda vuoti i ricchi? Gli operatori del Vangelo e gli operatori di giustizia, equità, verità e amore.
La storia è piena di santi che hanno fatto questo. Prima di tutto mettendosi in condizione di grande libertà: entusiasti del Signore, non avevano cose che li trattenevano, e perciò erano liberi di compiere tutte queste azioni. La storia del cattolicesimo, per esempio, è piena di santi che hanno affrontato i potenti non da potenti, come ha fatto Gesù. Emblematica la sua risposta a Pilato (cfr Gv 18,36).
Maria ci stimola a domandarci se la nostra libertà è tale da darci il coraggio di rinfacciare l’arroganza e la superbia; se le affrontiamo, come Gesù, con la mitezza; se il nostro stile di vita, è fare in modo che qualche umile sia innalzato, che qualche ricco se ne vada a mani vuote, che qualche affamato sia ricolmato di beni.
L’egoismo ci porta a pensare di aver sempre già fatto troppo per gli altri, invece c’è uno sterminato campo di impegno quotidiano vicino a noi e nel mondo.
Il nostro compito è non lasciare le persone nell’iniquità. Solo la preghiera ci aiuta ad assumere pienamente questo stile di vita, a vivere la mistica sociale.
Da incontri all’Arsenale della Pace
NP Novembre 2020
Giuseppe Pollano