Io credo in Dio, Padre onnipotente (1/2)

Pubblicato il 10-04-2013

di Giuseppe Pollano

CHE COSA CI RIVELA GESÙ CRISTO DEL PADRE?

Andrea Previtali, Trinità e santiDio è Padre in quanto è datore della propria vita al Figlio eterno, il Verbo, che si fa poi uomo in Gesù

Dio è Padre non perché ci siamo noi, ma perché è Padre di suo Figlio e dà la propria vita totalmente, con una immensa profondità di amore e di dono, a suo Figlio, che è l’unico, l’unigenito, il prediletto, il Verbo che poi si è fatto uomo.
È molto importante credere che Dio è Padre perché è Dio. Non è immediato, perché siamo abituati ad avere un rapporto con Dio chiamandolo abbà che ci pare quasi che Dio è Padre perché ci ha creati. Questo è un errore teologico. Dio è Padre di suo Figlio, noi siamo figli adottivi, entrati dentro questa magnifica relazione da figli a padre; ma il Figlio è il Verbo che è presso Dio e in Dio. In principio c’è solo Dio, ma in questo Dio c’è la magnifica relazione in cui il Figlio è presso il Padre, non nel senso di due entità vicine, me nel significato dinamico dell’appressarsi. Tanto è vero che il prologo di Giovanni afferma che il Figlio dimora nel seno del Padre. L’appressarsi di Gesù al Padre è un rapporto di amore profondissimo che non finiremo mai di guardare, ammirare e contemplare.

Gesù ha sempre nel cuore e sulla bocca suo Padre, ne parla più di se stesso. Vive di suo Padre e per farlo contento. Lui e il Padre sono una cosa sola, e quell’uno è lo Spirito; è come se Gesù dicesse che loro due in realtà sono tre: io e il Padre ci amiamo e il nostro amore è tale che è una Persona.
Gesù è preso continuamente dall’entusiasmo per il Padre suo; tutto ciò che è del Padre è anche suo ed è per questo che ci dà lo Spirito, perché il Padre al Figlio dà tutto: che meraviglia un Dio che vive donandosi! Gesù chiede al Padre che noi, povera gente, siamo presi dentro questo amore, che la loro armonia sia anche la nostra, che siamo uno come il Padre e il Figlio. Noi allora stiamo vivendo per l’ideale che l’essere amorevole di Dio ci abbracci e ci prenda dentro. Ne facciamo esperienza. Essendo Chiesa, comunità, fratelli e sorelle noi sentiamo già che l’abbraccio di Dio ci tiene, ci rende capaci di non odiare, di non ferire, di non fare del male.

Oggi la teologia volentieri parla di Dio che è Padre-Madre, cioè evidenzia la natura paterna-materna di Dio per accentuare che Dio è bontà, tenerezza, generosità, grembo che genera, dal quale tutto ha origine e che esiste già prima del mondo.
Questo è il primo modo di guardare Dio che Gesù ci rivela. E ci tiene moltissimo, tanto è vero che quando ci insegnerà a pregare ci dirà di rivolgersi a Dio chiamandolo “abbà”, un nome tenero, commovente, affettuoso, per dire che se si vuole arrivare a quel Dio che ci aspetta con cuore aperto dobbiamo passare per la strada dei piccoli
In sintesi: Gesù per prima cosa ci rivela Dio come Padre in quanto Dio che si compiace nel Verbo incarnato suo Prediletto (Gv 1,1; Mc 1,11). Gesù lo afferma molte volte (Gv 5,17; 7,16-18; 8,54-55; 10,30; 14,10-11; 16,15; 17,11.21).

Giovanni Domenico Tiepolo, Dio padreDio si manifesta Padre anche nel creato e nella comunità delle creature, facendo esistere “dal nulla” ciò che prima non era. La creazione esiste dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito

La manifestazione di Dio come Padre è anche attraverso il creato e la comunità di creature, anche quelle che non conosciamo, perché la nostra esperienza è limitata attualmente al nostro mondo. Infatti fa esistere ciò che prima non era. Capita in parte anche a noi: ad esempio un musicista o un pittore tirano fuori dal proprio essere un’opera che prima non c’era. È un esempio valido, ma non è una analogia, perché Dio in realtà è di fronte a un non essere assoluto e totale che pone in essere. La creazione esiste per la potenza iniziale di Dio attraverso il Figlio e nello Spirito: è un fatto trinitario, la sorgente è Dio.

Il fatto che Dio ci abbia creati esclude alcune correnti di pensiero.
Innanzi tutto esclude il panteismo: Dio c’è, ma Dio è il mondo, tutto è Dio. Non c’è nessun stacco tra Dio e il mondo. Anche un sasso è energia, è Dio. Sembra una cosa grossolana, ma in realtà è una teoria molto fine che ha origine da quando l’uomo si è messo a pensare Dio. La new age e la next age ne sono un aspetto attuale. Parlano di un Dio che è energia totale presente in noi e che dobbiamo semplicemente risvegliare, assorbendo quindi tutta l’energia per divinizzarci da soli. Il tutto sembra molto ottimistico, perché se siamo Dio non dobbiamo rendere conto a nessuno, ma poi guardandoci attorno ci poniamo dei problemi: se Dio è tutto ciò che è attorno, tanto vale non essere Dio! Il panteismo è una grande illusione, è un ottimismo molto ingenuo e pericoloso.
Poi esclude il dualismo, per il quale Dio c’è e c’è un principio positivo e buono, ma il mondo è talmente brutto che proviene da un principio negativo opposto a Dio. Anche il dualismo ha origini antiche. Sant’Agostino, prima della conversione, era manicheista. Il cristiano teoricamente non crede a questa dottrina, ma talora può essere appesantito dal male che c’è nel mondo e domandarsi se è Dio che lo governa o satana.
E poi esclude l’ateismo. Mentre il panteismo ci dice che tutto è Dio, l’ateismo sostiene che Dio è solo una parola, è un’idea. Non esiste un soggetto assoluto ma solo il mondo con la sua finitezza, la sua tragedia, il mondo che – direbbe Heidegger – è fatto per la morte. Un mondo dominato dalla limitatezza: limitato il mio pensiero perché tante cose non le saprò mai, limitati i miei ideali. È una soluzione che logicamente genera angoscia, tanto che l’angoscia è diventata un concetto filosofico, cioè non solo solo più io ad essere angosciato, è l’uomo che vive come una creatura angosciata. Se non è angosciata è solo perché non si rende conto delle cose. Gli esistenzialisti hanno spesso detto che chi non è angosciato è perché è un incosciente, vive una vita non autentica. Più l’uomo è profondo, più si angoscia.

Ebbene, Dio creatore cancella questa cultura, ci aiuta ad andare oltre. Le filosofie del secolo scorso sono state le filosofie dell’angoscia: caduti i grandi illusori e ottimistici sistemi ideologici per i quali tutto sembrava in progresso (filosofie del periodo moderno), siamo diventati postmodernamente tristi, senza più energia.


 
tratto da un incontro all’Arsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore

 
 
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