Rebecca
Pubblicato il 20-07-2017
di Annamaria Gobbato - La luce annulla il buio, ed ha il potere di cambiare il male in bene. È la storia di sempre, anche in Paesi martoriati dall’odio e dalla guerra, come il Paese dei Cedri.
La piccola Boutroussyeh (Pierina) Ar-Rayès nasce a fine ‘800 nel villaggio arabo di Himlaya. La vita è subito in salita; a sette anni perde la mamma Rafka (Rebecca), e ad undici viene mandata come domestica in Siria, a Damasco.
Rientrata a casa, trova il padre risposato e deciso a sistemare anche lei maritandola a forza. Ma Pierina non ne vuol sapere e appena possibile entra nel monastero di Nostra Signora della Liberazione a Bifka-ya presso le Figlie di Maria (Pierina appartiene ad una famiglia di cattolici maroniti). Pronunciati i voti con il nome religioso di Anissa (Agnese), prende ad insegnare religione nei villaggi cristiani. E là sulle montagne vive sulla sua pelle la persecuzione religiosa da parte degli abitanti musulmani e drusi. Scampa la vita, salvandone anche altre.
Accanto alla vita fisica, anche quella spirituale è piena di difficoltà: sente che la strada nelle Figlie di Maria non è la sua, e fidandosi di intuizioni e suggerimenti dall’Alto entra nel monastero di San Simeone ad Aitou. Non sarà più Pierina, ma Rafka come la mamma perduta. Il suo catechismo ormai è la sofferenza accettata e affidata al Signore.
Nel convento di Aitou trascorre ventisei anni prima di recarsi nel monastero di San Giuseppe a Grabta, dove diventa completamente cieca e paralizzata in seguito ad operazioni sbagliate. Non si arrende: «Ho ancora le mani che possono lavorare». E così fino alla fine, nel 1914.
La gente la chiamava già santa, vox populi che sarà confermata definitivamente da papa Giovanni Paolo II nel 2001.
Annamaria Gobbato
TERRA&CIELO
Rubrica di NUOVO PROGETTO