La cura oltre ai farmaci

Pubblicato il 21-03-2024

di Valentina Turinetto

La schizofrenia è una malattia psichiatrica, particolarmente invalidante, perché impatta in modo significativo sulla vita quotidiana delle persone affette e sull’ambiente sociale in cui vivono. È una malattia che crea disturbi importanti, come alterazione nella percezione della realtà, disorganizzazione del pensiero e del comportamento, mancanza di interesse per qualsiasi attività, mancanza di motivazione o incapacità di portare a compimento azioni della vita quotidiana. Per queste sue caratteristiche è classificata dall’oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) tra le prime 20 patologie che causano più «anni vissuti in disabilità».

Anche le cause di questa malattia sono complesse e multiple. All’insorgenza del disturbo contribuisce sicuramente la famigliarità, ma concorrono altri fattori, come l’esposizione a fattori di rischio ambientali e biologici o l’abuso di sostanze psicoattive.

Quali sono le cure per una malattia così complessa? Le prime terapie sperimentate per i disturbi psicotici, compresi la schizofrenia, sono state identificate, quasi in modo casuale, negli anni ’50 del secolo scorso. I farmaci inseriti nel trattamento della schizofrenia agiscono regolando una specifica molecola presente nel cervello, la dopamina. Nel tempo non ci sono stati molti cambiamenti nelle terapie, che nell’insieme hanno buoni effetti solo su una parte dei pazienti e solo su alcuni sintomi, dando tra l’altro effetti collaterali significativi, come l’appiattimento emotivo e il rallentamento psichico, cognitivo e motorio.

Recentemente, su una prestigiosa rivista scientifica, sono stati pubblicati dei risultati promettenti sulla possibilità di inserire un nuovo farmaco per il trattamento della schizofrenia che agisce in modo diverso rispetto a quelli utilizzati sino a ora e che pare presentare minori effetti collaterali. Il trial clinico, già in fase avanzata, ha dimostrato la riduzione dei sintomi acuti nella maggior parte dei pazienti trattati. Sicuramente sarà importante proseguire gli studi per valutare gli effetti a lungo termine e analizzare una popolazione più ampia.

Una cosa è molto chiara, sia per gli scienziati che stanno portando avanti le ricerche sia per i medici che lavorano in modo specifico su questa patologia: oltre alla terapia farmacologica sono fondamentali una terapia di tipo riabilitativo associata a un contesto sociale e famigliare che possa accompagnare la persona ad affrontare un percorso di ripresa e guarigione. Come in molte altre situazioni, anche in questo caso è fondamentale ampliare lo sguardo dalla terapia farmacologica alla cura, intesa in senso molto più esteso, di accudimento della persona.

Valentina Turinetto

NP Febbraio 2024

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