Forever

Pubblicato il 10-08-2023

di Valentina Turinetto

I cicli previsti dalla natura prevedono un circolo e riciclo dei singoli elementi che si distribuiscono sul pianeta in modo equilibrato. Da quando l’uomo ha sviluppato nuovi materiali o sintetizzato nuove molecole, raramente ha previsto o valutato l’effetto della sua presenza sul lungo periodo, limitandosi generalmente ad apprezzarne i benefici immediati derivati dalle novità introdotte.

Ci sono vari esempi del passato: pensiamo al ddt, utilizzato in modo massiccio tra gli anni ’40 e ‘70 del secolo scorso, ampiamente utilizzato nella Seconda guerra mondiale come insetticida per difendersi da malattie come tifo, febbre gialla o malaria. Nel dopoguerra si ampliò l’uso del ddt come insetticida per proteggere gli alberi, le colture agricole e le derrate alimentari. Quali furono gli effetti di questo abuso? Per le caratteristiche chimiche di questa molecola, viene degradata molto lentamente e si accumula lungo la catena alimentare, portando a livelli di concentrazione di ddt che possono risultare tossiche. Questo determinò alla fine degli anni ‘70 forti limitazioni del suo utilizzo, per arrivare nel 2001 alla firma della Convenzione di Stoccolma che permette l’utilizzo del ddt solo per il controllo della malaria, sotto stretto controllo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ancora oggi troviamo situazioni critiche che non sono state regolamentate. Recentemente si stanno raccogliendo sempre più dati riguardo alcune sostanze prodotte dalla fine degli anni ‘40 del secolo scorso, note con la sigla pfas. La sigla forse non ci è nota, ma sicuramente conosciamo e utilizziamo molti dei prodotti che li contengono.

I pfas servono a produrre materiali antiaderenti, antimacchia e idrorepellenti come il Teflon o il Goretex e ricoprono molti utensili e tessuti di utilizzo comune. Esistono molti tipi differenti di pfas, ma tutti hanno una struttura chimica che conferisce loro interessanti caratteristiche.

La stessa struttura chimica purtroppo è responsabile della loro estrema permanenze nell’ambiente, tanto da soprannominare questi composti foreverer chemical (sostanze chimiche eterne). Un recente studio condotto in Europa ha evidenziato la presenza di livelli elevati di pfas in oltre 17mila siti, sia nell’acqua che nell’aria e in varie specie animali esaminate. Sono molteplici gli effetti negativi che una prolungata esposizione ai pfas possono determinare: calo della fertilità, complicazioni durante la gravidanza, peso inferiore dei neonati, maggiore rischio di sviluppare tumori, malattie alla tiroide e disturbi cardiovascolari.

A pochi giorni dalla celebrazione della Giornata Mondiale della Terra è bene farci un esame di coscienza chiedendoci se stiamo rendendo il nostro pianeta inospitale, non solo per noi, ma anche per le generazioni future. Il bene che desideriamo per i nostri figli e per il futuro di tutti dovrebbe essere la molla per spingerci sempre a vivere con responsabilità le piccole come le grandi scelte.

Valentina Turinetto

NP Maggio 2023

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