Il 5 x 1000 cambia

Pubblicato il 11-11-2020

di Stefano Caredda

Lo conosciamo da 15 anni e ormai davvero in pochi, quando sentono parlare di “cinque per mille”, non compiono un collegamento, anche solo sommario, con il mondo del volontariato e delle associazioni. Accade soprattutto in tempi di dichiarazione dei redditi, quando una sorta di “caccia al contribuente” si scatena per assicurarsi, con la pubblicità sui media o tramite il passaparola di parenti e amici, il più alto numero di firme possibili. Un piccolo ripasso può quindi limitarsi semplicemente a ricordare che il 5x1000 indica quella quota dell’Irpef – le imposte pagate da ognuno di noi – che lo Stato gira poi agli enti che svolgono attività ritenute socialmente rilevanti. Un meccanismo che con alterne fortune ci accompagna dal 2006 e che rimane cruciale per la vitalità economica di migliaia di realtà nel nostro Paese.
Ora qualcosa cambierà. Atteso da tempo nell’ambito di una più generale riforma del terzo settore, un Decreto del Presidente del Consiglio (sì, proprio un Dpcm) pubblicato qualche settimana fa in Gazzetta Ufficiale ha infatti rinnovato le modalità e i termini per l’accesso al 5x1000, introducendo novità che mirano a migliorare l’intero sistema. Vista dall’angolazione del singolo contribuente in realtà non cambierà nulla (resta il meccanismo della firma nella dichiarazione dei redditi) ma conoscere come funziona il tutto è utile, anche per poter scegliere con più consapevolezza.

Dunque, rispetto ad oggi verrà ampliata la platea dei soggetti ammessi al contributo: oltre a ricerca sanitaria, ricerca scientifica, Università e Comuni, potranno esserci non più solo le “onlus”, organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale, ma tutti gli enti del terzo settore iscritti nel nuovo Registro unico nazionale previsto dalla legge di riforma. Quando il Registro partirà (ci vuole ancora qualche mese) entreranno nel sistema 5x1000 anche tutti gli enti privati senza scopo di lucro che perseguono finalità solidaristiche, come imprese sociali, cooperative sociali, enti filantropici, fondazioni.

Gli elenchi del 5x1000 diventano poi permanenti (stop alla necessità di dover presentare ogni anno un’iscrizione) e vengono semplificati gli adempimenti a carico degli enti, che – ricordiamolo – nella stragrande maggioranza dei casi vivono dell’attività volontaria di chi li anima. A tutela dell’intero sistema, ci saranno nuove regole di trasparenza e rendicontazione, per contrastare i pochi abusi che tanto male fanno all’immagine e alla reputazione del non profit. Prevista poi un’accelerazione nelle procedure di liquidazione (i soldi non ci metteranno più anni per arrivare nelle casse degli enti beneficiari). Con un dettaglio di peso: siccome oggi un gran numero di enti, ottenendo pochissime firme, riceve dallo Stato delle somme irrisorie e nei fatti sostanzialmente inutili per un vero supporto, si prevede che l’importo minimo erogabile al singolo ente salga da 12 a 100 euro. Il che permetterà di “disperdere” meno risorse e accorciare i tempi burocratici.


Stefano Caredda
NP ottobre 2020

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