Lo stesso cortile

Pubblicato il 09-12-2023

di Stefano Caredda

Noi siamo e saremo sempre di più un piccolo ospizio che si affaccia sul cortile di un’affollatissima scuola elementare e media. Un piccolo numero di persone, ormai parecchio avanti con l’età, che si trova davanti un numero esorbitante di giovani, animati da quella forza e da quella freschezza che noi invece abbiamo ormai consumato. È anche con quest’immagine che viene raccontato, in modo sintetico, immediato e quasi inesorabile, il rapporto che già oggi ma ancor di più nel prossimo futuro legherà il continente europeo e il continente africano. Il primo con una popolazione in calo e un’età media sempre più elevata e il secondo con una popolazione sempre più numerosa e concentrata in larga misura sulle fasce di età più giovani. Due mondi completamente diversi, come le atmosfere che differenziano una casa di riposo da una scuola.

Per quanto inevitabilmente grezza e un po’ grossolana, l’immagine dell’ospizio che affaccia sull’affollato e dinamico cortile ha il pregio di chiarire quale sarà il mondo nel quale vivremo noi e vivranno i nostri figli nei prossimi venti e trent’anni, e anche oltre. Un mondo che sarà inevitabilmente plasmato dalle tendenze demografiche ormai consolidate e che per questo è destinato anche a vedere in parte ridisegnati gli stili e i modi del vivere.
Le statistiche mondiali ci dicono che dopo alcuni decenni in cui a livello globale è andato calando il numero di persone in condizioni di povertà assoluta, così come il numero di persone che soffrono la fame (le due situazioni non sono completamente sovrapponibili), almeno da un decennio a questa parte le cose non stanno andando completamente per il giusto verso. Dal 2014 in poi, ad esempio, il numero di quanti non assumono le calorie giornaliere necessarie è cresciuto e la gran parte di questo aumento si riferisce proprio all’Africa, che è peraltro l’unico continente nel quale, nello stesso periodo, è cresciuta anche la povertà. Insomma, invece di avvicinarlo, ci stiamo allontanando dall’obiettivo di sconfiggere entro il 2030 fame, insicurezza alimentare e malnutrizione in tutte le sue forme.
Con l’aggravante che, come noto, il cibo (anche al netto degli sprechi dei Paesi ricchi) ci sarebbe a sufficienza per tutti gli 8 e oltre miliardi di esseri umani sul pianeta, se solo il sistema di produzione e distribuzione tenesse conto delle esigenze di tutti.

Dalle nostre parti non si parla granché di quello che nei fatti è un gravissimo fallimento della comunità internazionale, dei governi, delle agenzie internazionali e in fondo anche della società civile. Si discute assai invece sulle manifestazioni a noi più vicine di uno dei fenomeni che a questa situazione è strettamente collegato, quello migratorio. Ma la capacità di analisi e la profondità di giudizio in larga misura difettano.
Un problema, se non ci si rende conto che una sfida epocale come la qualità della convivenza futura fra abitanti d’Europa e abitanti d’Africa dipenderà anche dalle scelte che si prendono oggi.
 

Stefano Caredda
NP novembre 2023

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