Che nessuno si perda

Pubblicato il 15-02-2012

di dom Luciano Mendes de Almeida

In questa seconda pagina a lui dedicata, Dom Luciano ci avvicina alla spiritualità che ha caratterizzato tutta la sua vita 

 

 

L’importante è fare la volontà del Padre, cioè fare il bene - nel nome di Gesù - perché gli uomini si sappiano amati dal Padre e noi facciamo il bene che il Padre vuole che sia fatto.
La formazione ci fa crescere nella vita di preghiera, nella vita di amicizia nel Signore, nell’apertura agli altri più poveri, cioè nel discernimento costante della volontà del Padre che vuole che “nessuno si perda”, ma che tutti vengano alla vita piena.
La vita di preghiera mi sembra che vada unita alla Parola di Dio e alla certezza di quanto il Padre si comunica con noi tramite le parole, la presenza di Gesù e l’amore dello Spirito.
Ci sono quelli che pregano di più e più a lungo nel silenzio.
Ci sono quelli che sperimentano la presenza del Signore anche quando si dedicano agli ammalati, ai sofferenti, ai piccoli, perché facendo il bene provano la gioia dell’amore gratuito, nel quale il Signore si rivela come sorgente nel donarsi e principio di ogni gratuità.

S. Ignazio diceva che l’uomo di preghiera è chiamato a vedere e scoprire la presenza di Dio in tutte le cose, ma è chiamato ad inabissarsi in Dio, nell’amore suo e a vedere tutte le cose in Lui. Cioè, così come quello che si innamora scopre quanto è amato da colui che gli vuol bene e per mezzo di piccoli segni percepisce l’amore dell’amico, così il contemplativo poco a poco scopre la presenza di Dio nelle cose da Lui create.

Però ci sarà un momento di grazia nel quale non solo scopre Iddio presente nelle cose da Lui create, ma si abbandona al suo amore di Padre, infinito e gratuito, e crede all’amore per sempre. Allora tutto quello che capita non è più soltanto strada e cammino verso di Lui, ma è splendore, gloria, raggio che viene dal Sole, espressione che viene dall’aurora. È questo che S. Ignazio, mi pare, voleva intendere quando diceva che è bello “vedere tutte le cose, le persone, gli avvenimenti in Dio”.

È lo stesso che capita quando la persona innamorata si convince di essere amata e passa a considerare i segni di affetto non come prova di un amore che si sta scoprendo, ma come espressione di un amore forte che si è ormai definitivamente trovato e che fa da punto di riferimento di tutto quello che accade.
Dunque la persona - il figlio di Dio - che si sa veramente amato, impara poco a poco nella preghiera a vedere tutto nella luce dell’amore del Padre, come Gesù, che si sapeva sempre amato dal Padre suo e faceva con amore la sua volontà.

Così penso che l’importante nella spiritualità non è tanto il crescere nella conoscenza delle cose che sono dette a proposito di Dio e nemmeno nella bella cultura biblica, che rivela il senso delle parole - pur essendo tutto questo grazia che molto ci aiuta - ma è il cuore puro, docile, amorevole verso Dio, che accetta la vita con fiducia e vede in ogni evento la presenza di Dio, in ogni fratello e sorella l’immagine di Dio da amare, da far crescere nella vita, da rendere simile a Dio, cioè da far felice avvicinandola sempre di più a Dio.
 

Come arrivare a questo? Basta un lungo tempo di preghiera? O ci vuole qualcosa di più? Penso che è una grazia di Dio, ma che può essere accolta con più larghezza quando cerchiamo di vivere la gratuità dell’amore nei segni di donazione di noi stessi ai più poveri e abbandonati. Così non dobbiamo solo unire la preghiera all’azione, ma è l’azione che ci aiuta a fare l’esperienza di comunione con Dio tramite la gratuità del donarsi.

È chiaro che c’è gratuità anche nella sola preghiera, ma quando uno si dedica ai sofferenti, agli ammalati di AIDS e quasi rinuncia alla pace della sola contemplazione, questo può offrire (senza tralasciare di pregare negli altri momenti) qualcosa di speciale nell’esperienza della gratuità.

Dom Luciano Mendes de Almeida
da Nuovo Progetto febbraio 2007



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