Fare bene il bene
Pubblicato il 26-01-2021
È una regola di vita per Ernesto, seguita con passione dagli amici del Sermig. Non sempre è capita nella sua forza da quelli che vorrebbero fare subito il bene a tutti i costi, senza aspettare le condizioni che permettano di realizzarlo bene.
Chi agli inizi fosse entrato all’Arsenale della Speranza a San Paolo, vedendo da una parte la grandezza della costruzione esistente e dall’altra il numero degli esclusi che aspettavano un posto per dormire, forse avrebbe concluso che era necessario far entrare tutti. Era del resto una posizione comprensibile. Ma Ernesto vedeva lontano e pensava non tanto a stipare fin dai primi giorni tutti i locali disponibili, ma alla dignità della persona, che non può essere trattata come un oggetto. Cominciare in qualunque modo avrebbe significato non poter portare poi avanti l’iniziativa e, alla fine, deludere migliaia di persone in attesa di un’accoglienza umana e caritatevole. Così, invece, si sono prese decisioni importanti su come separare i gruppi, sulle caratteristiche dell’accoglienza, sugli orari. Il tutto con generosità e apertura di cuore, senza però dimenticare obiettivi e mezzi. Subito si è cominciato a pulire gli ambienti, a rifare i sanitari, a rinnovare la cucina e a intervenire con tanti altri provvedimenti.
Le donne anziane, meno numerose, hanno ricevuto un trattamento speciale in luoghi adatti. Gli uomini, tanti quanti i posti preparati potevano accoglierne, sono stati sistemati nei grandi reparti con letti a castello. Poco a poco, ma senza ritardi, altri ambienti sono stati ristrutturati, puliti, preparati con l’aggiunta di letti.
Il risultato di questo metodo? Il numero delle presenze è decuplicato in dieci anni: dai 110 ospiti iniziali ai 1.150 (oggi 1.200 – n.d.r.) che ogni notte popolano l’Arsenale della Speranza.
Non solo, sempre per rispettare la regola di fare bene il bene si è pensato di perfezionare il servizio di ristorazione con la qualità dei servizi, proporzionando meglio l’acquisto degli alimenti e scegliendo il menù con l’aiuto di una nutrizionista. Oggi un punto altamente positivo dell’accoglienza, riconosciuto con amore dalle persone accolte, è appunto il servizio di ristorazione.
Ma il Sermig ha realizzato qualcosa di ancor più speciale: ha pensato di impegnare nei lavori di ristrutturazione coloro che poi sarebbero stati ospitati. Molti, pur essendo operai esperti, a causa della mancanza di lavoro erano rimasti inattivi da anni, abbandonati sulla strada e diventati barboni. Tra di loro si sono trovati muratori, falegnami, elettricisti. Tutti hanno partecipato con amore; avevano finalmente l’opportunità da tanto desiderata di prendere in mano un’altra volta gli strumenti di lavoro, di sentirsi utili e di allenarsi a nuove possibilità di impiego. Questa iniziativa, all’apparenza modesta ma di grande valore pedagogico, è stata elogiata dalle stesse autorità governative in occasione di una visita all’Arsenale. “Il bene fatto bene”.
Norberto Bobbio ha scritto all’amico Ernesto: “Chi vuole fare il bene, deve farlo bene. Se devi dare da mangiare agli affamati, non dargli soltanto della brodaglia. Se devi vestire gli ignudi non dargli i pantaloni di tuo nonno... Sono cose ovvie, ma è bene non dimenticarle mai. Appunto, Ernesto, per ‘fare bene il bene’ bisogna avere non soltanto lo sguardo volto verso l’alto, ma anche i piedi ben piantati sulla terra. Come tu dimostri ogni giorno di avere”.
Dom Luciano
dal libro "Due amici"
Vedi anche la pagina su Dom Luciano Mendes de Almeida