Il coraggio del dialogo

Pubblicato il 24-02-2023

di Domenico Agasso

Nel cuore della penisola arabica, terra sacra per l’islam, sabato 5 novembre arrivano in 30mila da tutto il Golfo Persico e riempiono il Bahrain National Stadium, dove Francesco – il primo Papa a visitare questo Paese – celebra messa «per la pace e la giustizia». Al centro dell’omelia ci sono riferimenti alla guerra in Ucraina e a una riconciliazione che al momento appare lontana.
Il Pontefice chiede di «disinnescare la violenza, smilitarizzando il cuore ». E lancia un appello scomodo: «Amare i nemici», superando la logica della vendetta, dell’«occhio per occhio».

Alla cerimonia di Awali, a 30 chilometri dalla capitale Manama, nel penultimo giorno di visita papale, ci sono fedeli giunti da Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Oman, e anche da altri Stati mediorientali. Numerosi sono gli immigrati, perciò la funzione è stata fissata di sabato perché molti la domenica non possono lasciare il lavoro. Si contano 111 nazionalità.

Anche in Bahrain il Pontefice ribadisce più volte e in vari modi la fondamentale importanza di una rete diplomatica per la pace, che coinvolga comunità internazionale e cittadini di ogni nazione, per fermare bombe, missili e conflitti, a cominciare da quello nell’est Europa che rischia di provocare un’escalation militare planetaria.
Nelle giornate in Bahrain il vescovo di Roma ha proseguito la sua opera di dialogo con l’islam, anche per promuovere insieme ai musulmani messaggi di «fraternità» mentre si rischia la terza guerra mondiale. La presenza del Papa tra l’altro ha favorito una sorprendente apertura del Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyib, leader sunnita, verso gli sciiti. Bergoglio lo ha incontrato, complimentandosi per il discorso tenuto al Forum incentrato sulla necessità di relazioni proficue interne all'islam per la riconciliazione, che coinvolgano anche gli sciiti: «Sei stato molto coraggioso quando hai parlato di dialogo tra gli islamici».

Al suo «gregge» il Papa cita il Vangelo e chiede di «amare i propri nemici». Qualcosa che «pare sovraumano». Ma la «semplice reazione umana ci inchioda all’“occhio per occhio, dente per dente”», e ciò significa «farsi giustizia con le stesse armi del male ricevuto». Invece occorre «spezzare la spirale della vendetta, disinnescando, disarmando la violenza, smilitarizzando il cuore».
E poi, i giovani, di varie fedi, che incontra nella scuola del Sacro Cuore. Li esorta a «reagire» alle guerre «con un nuovo sogno di amicizia sociale».
 

Domenico Agasso
NP dicembre 2022

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok