Il bene conviene

Pubblicato il 01-03-2022

di Annamaria Gobbato

Nel 1892, un pretore di Torino si trova davanti due ragazzi di circa dodici anni accusati di vagabondaggio e furto: «Erano belli, vispi, robusti, cogli occhi intelligenti e furbi, e pur nell'insieme designavano un'indole buona. Da più anni si erano trovati sul lastrico delle vie, orfani, digiuni di qualsiasi istruzione. Non si ricordavano d'aver avuto genitori e la loro memoria si limitava alle battiture che uno d'essi riceveva da un uomo ubriaco, forse suo padre. L'altro aveva il ricordo confuso di una megera, probabilmente sua madre, che lo lasciava languir di fame, e lo eccitava ad andar sui mercati a rubacchiare…».

L'uomo si chiama Luigi Martini, e da questo incontro nasce un'istituzione che a Torino esiste ancora, la Casa Benefica per giovani derelitti. L'idea è di prevenire gli atti criminali con l'educazione, contribuendo così al bene comune. Il magistrato rivela un cuore di padre: «Chiamai Casa l'istituto che vagheggiavo nella mia mente e nell'anima, perché parvemi esprimesse meglio il concetto d'un ricovero in cui aleggiasse l'affetto intenso, l'ambiente della famiglia per quelle vere vittime umane». In opposizione al pensiero di Cesare Lombroso, che sosteneva la teoria del delinquente nato, Martini affermava che «l'uomo non nasce malvagio, cattivo, lo diventa poi. Tutto dipende dall'ambiente in cui vive, dall'educazione che gli viene impartita, dall'esempio che riceve». Nel 1889 fonda quindi, con l'aiuto di personalità torinesi prestigiose, la Casa Benefica per giovani derelitti.

Prima sede, casa sua, nella zona di Porta Palazzo, per poi trovare collocazione definitiva nel quartiere Cit Turin. Tantissimi ragazzi e ragazze furono avviati allo studio e al lavoro grazie alla generosità dei torinesi. L'avventura della Benefica continua ancora oggi, con metodi diversi ma l'intento è lo stesso: offrire pronta accoglienza ai minori che per qualsiasi motivo si trovino in stato di bisogno morale o materiale, aiutandoli a crescere e a preparare un futuro, con la speranza che venga il giorno in cui non saranno più necessari istituti, comunità e simili, perché ogni minore avrà una vera famiglia.


Annamaria Gobbato
NP novembre 2021

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