Il banchiere povero

Pubblicato il 09-11-2022

di Annamaria Gobbato

Quando la fede sposa il mestiere. Si potrebbe paragonare Giuseppe Antonio Tovini (1841-1897), bresciano beatificato da papa Giovanni Paolo II nel ‘98, avvocato e banchiere, a un moderno san Matteo cui non viene chiesto di lasciare il banco delle imposte ma di usare le stesse per i poveri...
Nel periodo storico in cui visse i cattolici trovavano difficilmente spazio negli ambienti intellettuali del neonato Regno d’Italia e la Chiesa ufficiale del resto impediva loro di partecipare alla gestione politica della società. Il Nostro però non si lasciò scoraggiare dal contesto sfavorevole e riuscì a introdurre la dottrina sociale cattolica nel mondo finanziario.

Fu infatti il fondatore di varie banche, tra cui il famoso Banco Ambrosiano salito alle cronache giudiziarie a causa di Michele Sindona. Quale differenza con Tovini, che nello statuto della Banca San Paolo di Brescia obbligò gli amministratori a compiere il proprio lavoro a titolo gratuito! Stesso atteggiamento lo assunse nella professione curiale: nel mestiere si limitò ad assicurare alla famiglia un livello di vita dignitoso, accettando anche di patrocinare le cause di chi non poteva pagare una parcella. Promosse le casse rurali per i contadini in difficoltà economiche e le società operaie per difendere i lavoratori dell’industria dallo sfruttamento particolarmente aggressivo dell’epoca. Per i disoccupati ideò le cucine economiche. Tovini insomma fu un santo moderno che univa preghiera e azione, lunghi colloqui con Dio a occhi e mani aperti ai fratelli.


Annamaria Gobbato
NP giugno / luglio 2022

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