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Pubblicato il 14-01-2023

di Cesare Falletti

Quando ero bambino e poi ragazzo, per tanti anni, una rondine arrivando in Piemonte veniva a fare il suo nido sopra il portone della casa in cui abitavo. Qualche tempo dopo era bello vedere i piccoli affacciarsi, appena usciti dall’uovo, e poi cominciare a provare a spiccare i primi voli. Poi tutti se ne andavano… Arrivederci all’anno prossimo!
Un anno non le abbiamo più viste e stupiti abbiamo voluto sapere cosa era successo. Avevano distrutto il nido perché le rondini sporcavano il marciapiede davanti all’entrata. Certo, era verissimo, e, naturalmente, scomodo. Però era un peccato non veder più arrivare la rondine e ammirare i rondinini. Nella nostra vita sempre siamo confrontati con questi ospiti, non sempre comodi, ma di cui dobbiamo imparare a scoprire la bellezza, la bontà e l’utilità. Possiamo guardare per terra e vedere lo sporco, ma possiamo, piuttosto guardare in alto e gioire con le rondini e i loro stupendi voli.

Da piccolo mi dicevano che le rondini sono utili perché mangiano gli insetti parassiti delle colture (anche i pipistrelli poco apprezzati, e certo meno belli, mangiano le zanzare!).
Questi nuovi ospiti, che bussano alle nostre porte, che talvolta sporcano i nostri marciapiedi potrebbero anche loro essere utili perché mangiano gli insetti delle nostre culture e ci portano qualcosa di più genuino, di più sano, di nuovo e meno stanco. San Salviano di Marsiglia in un’epoca in cui i barbari sfondavano i confini dell’impero romano, mentre tutti piangevano e si disperavano, gridava con gioia: «Finalmente arriva qualcuno a correggere i nostri costumi decadenti!».

Abbiamo bisogno che qualcuno ci scuota e ci dica che le nostre cosiddette conquiste non sono proprio una meraviglia e che forse bisogna ritornare a valori umani, che una volta erano nostri, e mettere un po' in tono minore quelli economici, quelli del benessere e una falsa libertà che ci fa male. Siamo felici? Quando c'erano le rondini sul portone vivevamo con una leggerezza, in senso buono, che oggi non sembra più dominare. Ci lasciamo preoccupare da moltissime cose e quando, comodamente seduti sui nostri troni, vediamo un terremoto scuotere le nostre costruzioni, ci sembra di essere delle povere vittime.
Covid, guerra e perfino il caldo hanno fatto tremare le nostre sicurezze.

Certo soffriamo. Ma nella sofferenza, o almeno in certe sofferenze, si può cantare. Bella ciao è nata nelle risaie piene di zanzare ed è stata ritrovata nei tempi certo più duri dei nostri, della guerra partigiana. Certo non voglio essere di quelli che lodano il tempo passato. L'età dell'oro non è mai esistita e i miei primi ricordi sono i bombardamenti e la città di Torino distrutta; ma credo che bisogna fare attenzione a non perdere la semplicità che poteva esserci in tempi in cui si era obbligati a gioire di cose piccole e imperfette e non bloccarsi sulla perfezione apparente delle cose, dimenticando l'essenziale.
Ci sono diversi modi di guardare gli avvenimenti della storia e, se nella novità non sappiamo scoprire qualcosa di positivo e piangiamo solo sul cambiamento e la perdita di alcune cose su cui siamo comodamente seduti, ma che sono forse dei vulcani che possono scoppiare… «Non si sa mai» direbbe il Piccolo Principe, passeremo la nostra vita stretti dalla paura e stanchi nel lottare contro.

Perché non guardare la novità applicandoci a farla entrare nella nostra vita come una cosa che la completa, la stimola, la ringiovanisce e porta elementi positivi? E ciò che è negativo lo si corregge, come sempre cerchiamo di correggere ciò che noi stessi facciamo male. La storia è nelle mani del Signore; se non pasticciamo il suo lavoro con il nostro cuore duro, scopriremo che da sempre sta facendo cose belle.


Cesare Falletti
NP ottobre 2022

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