La lezione dei piccoli
Pubblicato il 06-02-2024
Stiamo per chiudere un anno cominciato con grandi speranze, come ogni anno, ma per ora non abbiamo ancora visto terminare le guerre, quelle mostrate con molto chiasso dai media e neanche quelle, molto numerose, di cui nessuno si occupa o preoccupa, ma che sono altrettanto sanguinose e portatrici di distruzione. Ancora una volta siamo messi di fronte all’impotenza di stendere la mano e di salvare il mondo. Come Mosè, vorremmo alzare il bastone e fermare le onde violente del mare che vogliono scagliarsi sul popolo in pericolo, che guarda alla salvezza al di là del mare: ma ci risponde solo la nostra debolezza
La vita dell’uomo è segnata dall’esperienza della fragilità, dal “non potere”, ma il più spesso si volge la testa dall’altra parte e non si vuole guardarla. È così che perdiamo molte occasioni di rendere la nostra vita una riuscita, non secondo i canoni di una società cieca, ma secondo quelli di una umanità veramente umana. La società attuale crea molti bisogni artificiali, che non portano molto lontano. La nostra debolezza genera dei bisogni naturali che devono spingerci a trovare una completezza non in chi è più forte di noi, cosa che ci renderebbe degli sfruttatori, ma in chi ha bisogno di noi, come noi abbiamo bisogno di loro. Si crea così una fortissima catena con anelli sempre più saldi fra di loro, che ci permette di scalare pareti rocciose difficili, ma coronate da cime che spaziano su vastissimi panorami, da cui si vede il mondo e lo si osserva non con un occhio miope, ma con uno sguardo libero.
Quando scopriamo che “non possiamo” e lo accettiamo con serenità, vediamo aprirci dei varchi, delle nuove strade, degli orizzonti che non sospettavamo: non frutto di abili calcoli, che spesso sono truffe, ma vediamo la vita venire incontro a chi accetta di essere debole. Questo ci permette di scoprire persone nuove, di legare amicizie nuove, di tentare imprese a cui non ci si degnava nemmeno di volgere un pensiero, ma che si rivelano ricche di frutto. Sembra strano, ma la frase “È impossibile” è uno dei grandi motori della nostra vita, se non lasciamo vincere in noi la rabbia o il rimpianto contro la vita e non lasciamo che il nostro cuore si riempia dell’amaro gusto dell’essere vittima.
Da sempre l’uomo si sente schiacciato da catastrofi naturali e, purtroppo, da sempre ne provoca artificialmente perché non è guidato dal senso del bene comune. In tutto, però, silenziosamente, si rivela una solidarietà inaspettata. Nato in una grotta a Betlemme, il piccolo Gesù ha trovato un calore umano oltre che quello di Maria e Giuseppe, in alcuni pastori, gente scartata dalla società, che hanno accolto una parola di consolazione e hanno lodato meravigliati per ciò che avevano visto. Non è detto che abbiano capito molto, ma hanno divulgato quello che avevano udito e si sono meravigliati per ciò che hanno visto. Persone anonime che con la loro semplicità e il loro entusiasmo per la novità di cui sono stati spettatori, sono care al cuore di milioni di persone e sono diventate maestri nella loro ignoranza di grandi dottori.
Il mondo guidato dalle grandi potenze non ci dà speranza, ma in mezzo a noi c’è una folla di piccoli, di deboli, di fragili e da loro noi possiamo attingerla; da loro il mondo sarà salvato. Questo ci insegna, inoltre, a saper valutare ciò che ci abita e a non disprezzare con uno sguardo mondano quelle piccole cose che non appaiono brillanti, cercando ciò che prima o poi ci tradirà. La nostra forza è nella verità di noi stessi e nell’amore che possiamo avere per tutto ciò di cui siamo stati dotati, anche se ci sembra che sia insufficiente per farci un posto nel mondo. Se ci fidiamo dei talenti ricevuti, e non li nascondiamo, saremo ricchi di serenità e pace e potremo darle agli altri.
Cesare Falletti
NP dicembre 2023