Un mondo più giusto

Pubblicato il 24-01-2021

di Domenico Agasso

La pandemia «non è un castigo di Dio, è la realtà che geme e si ribella». L’emergenza sanitaria globale è servita a dimostrare che «nessuno si salva da solo»: se ne potrà uscire solo tutti insieme, attraverso la via della solidarietà. Papa Francesco lo afferma in Fratelli tutti l’enciclica «sociale» pubblicata il 4 ottobre, festa di Francesco d’Assisi, il santo che l’ha ispirata. Bergoglio l’ha scritta per «sognare come un’unica umanità», citando Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e il beato Charles de Foucauld.

Il Covid-19 ha messo in luce «le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l'incapacità di agire insieme», è la denuncia del Papa. Da cui il rilancio: «Riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità».
Bergoglio indica i percorsi concretamente percorribili da chi vuole costruire un mondo più giusto. Una necessità che l’epidemia da Coronavirus ha amplificato, suscitando «la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti». La riflessione papale si basa sul «tutto è connesso», per cui risulta «difficile pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il nostro modo di porci rispetto alla realtà, pretendendo di essere padroni assoluti della propria vita e di tutto ciò che esiste».

Francesco però non intende «dire che si tratta di una sorta di castigo divino. E neppure basterebbe affermare che il danno causato alla natura alla fine chiede il conto dei nostri soprusi. È la realtà stessa che geme e si ribella».
La Fratelli tutti non si limita a «considerare la fraternità un auspicio», chiosa il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, «ma delinea una cultura da applicare ai rapporti internazionali».


Domenico Agasso jr
NP novembre 2020

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