La spedizione dei mille

Pubblicato il 20-06-2022

di Stefano Caredda

Nel novembre 2021, con la firma a Roma del trattato del Quirinale, Italia e Francia hanno siglato un patto di cooperazione bilaterale rafforzata, che punta a rendere più forte la collaborazione reciproca e a migliorare le relazioni in particolare nei settori industriale e culturale. Il primo seguito concreto delle firme apposte cinque mesi fa dal presidente francese Macron e dal presidente del Consiglio italiano Draghi ha riguardato, a metà febbraio, i giovani dei due Paesi e lo strumento del servizio civile.

I due governi, infatti, rappresentati dalla ministra delle Politiche giovanili Dadone e dalla Segretaria di Stato incaricata della gioventù Sarah El Hairy, con una dichiarazione d’intenti hanno confermato la volontà di procedere verso l’istituzione di un servizio civile italo-francese, con l’obiettivo di intensificare gli scambi di giovani utilizzando le strutture e le disposizioni nazionali di servizio civile già in essere, fino a triplicare gli attuali flussi.

In pratica, aumenterà per ragazzi e ragazze italiani e francesi l’opportunità di accrescere le proprie competenze e di vivere un’esperienza che è riconosciuta da tempo come modello di inclusione a servizio della collettività e strumento di promozione del bene comune e dei valori di cittadinanza attiva e solidarietà.
Italia e Francia, dunque, scelgono di accelerare sul tema in linea con gli impegni assunti per questo 2022, dichiarato dalle istituzioni comunitarie Anno europeo della gioventù: un appuntamento declinato dalla Francia (nel quadro del suo semestre di presidente del Consiglio dell’Ue) nell’ottica di un maggior coinvolgimento dei giovani e di una loro più semplice mobilità.

L’intesa inizialmente riguarderà circa mille giovani e punta anche a coinvolgere coloro che si trovano a rischio di marginalizzazione o esclusione, come i NEET (Not in Education, Employment or Training), giovani che non sono impegnati nel ricevere un'istruzione o una formazione, non hanno un impiego né lo cercano, e non sono impegnati in altre attività assimilabili, quali ad esempio tirocini o lavori domestici. In Italia si trova in questa condizione quasi un giovane su quattro fra i 15 e i 29 anni (in Francia il dato è più contenuto ma comunque preoccupante, siamo intorno al 15%).

L’incidenza è maggiore fra le ragazze, ma per tutti il dato è aumentato rispetto ai livelli precedenti alla pandemia: l’ennesima dimostrazione che il Covid-19 ha avuto conseguenze ben più ampie di quelle (già terribili) di natura sanitaria.
Il servizio civile è certamente in grado di dare un contributo positivo, favorendo in ultima analisi la crescita umana e personale anche di questi giovani.

Se sarà così per quanti saranno coinvolti nell’esperienza di interscambio con la Francia, è necessario che sia così anche per chi il servizio civile vorrebbe viverlo vicino casa: in Italia da tempo i posti disponibili messi a bando sono inferiori al numero delle domande presentate, costringendo quindi molti a rinunciare.
Evviva l’accordo con la Francia, ma c’è già da fare molto in casa nostra.


Stefano Caredda
NP marzo 2022

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