Giocolieri dell’attenzione

Pubblicato il 13-07-2022

di Valentina Turinetto

Gran parte di noi è oramai abituato a essere connesso, o meglio iper-connesso. Alla fermata dell’autobus, 9 persone su 10 guardano il cellulare, alla sera ci ritroviamo a dare uno sguardo a Facebook piuttosto che pubblicare qualcosa di interessante su Instagram. E la mattina per prima cosa verifichiamo i nuovi messaggi su WhatsApp o sulla posta elettronica. Quando siamo sfortunati e soffriamo di insonnia, la tentazione di passare le ore notturne con un tablet in mano è talvolta irresistibile.

La rapida evoluzione della tecnologia ci ha portato a essere costantemente concentrati, o forse distratti, su molte cose in pochissimo tempo. Il risultato è una capacità di attenzione molto ridotta rispetto al passato.
Lo stile di vita attuale ci rende giocolieri che rimbalzano l’attenzione da un’attività all’altra. Se mentre svolgo un compito mi interrompo alcuni secondi per leggere un messaggio, ho solo perso quei pochi secondi? In realtà ho perso qualcosa di più, perché bisogna considerare il tempo necessario per ri-concentrarsi. Presso l’Università della Pennsylvania un gruppo di studenti è stato sottoposto un test: alcuni non avevano il telefono, altri avevano il telefono acceso e ogni tanto ricevevano dei messaggi. Rispetto ai primi, gli studenti con il telefono hanno ottenuto risultati di circa il 20% più scarsi.

In un libro di recente pubblicazione, intitolato Stolen Focus: why you can’t pay attention l’autore Johann Hari, preoccupato dell’attenzione rubata, racconta la sua scelta di condurre un’esperienza quasi paragonabile a un viaggio nel passato: tre mesi senza connessioni a Internet, in un paesino sulla costa orientale degli Stati Uniti. Dopo giornate accompagnate da una sensazione di vuoto, ha riscoperto la capacità di concentrarsi su un’unica attività per un tempo prolungato, senza fatica. Scoprire che nelle giuste circostanze il nostro cervello può ritrovare tutte le sue forze è stato un gran sollievo.

Sappiamo bene che non possiamo eliminare la tecnologia che ci circonda e che la tecnologia ha permesso grandi cambiamenti positivi, ma queste esperienze ci suggeriscono l’importanza di non farsi dominare dall’iper-connessione. Sicuramente a livello personale possiamo fare delle scelte per difendere la nostra attenzione, ma anche delle scelte collettive possono essere di aiuto. Ad esempio, alcuni Paesi, come la Francia, hanno riconosciuto il “diritto alla disconnessione”, che garantisce il rispetto degli orari di lavoro per essere contattati dai datori di lavoro. Sarebbe un grande risultato se anche i social network facessero delle scelte orientate verso modelli volti a preservare il benessere mentale.

Cosa potrà spingerci ad alzare lo sguardo dallo schermo? Forse dobbiamo tornare un po’ bambini e riscoprire che mettere le mani in pasta e sperimentare la concretezza sarà ciò che ci porterà a scegliere di spegnere il cellulare e non farci rubare l’attenzione.

Valentina Turinetto
NP marzo 2022

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