Uno per tutti

Pubblicato il 14-12-2022

di Cesare Falletti

Spesso ci troviamo davanti a dei bivi in cui nessuna indicazione ci rassicura. Se è una rotonda ci mettiamo a girare in tondo per trovare una direzione che potrebbe andare bene, ma alla fine dobbiamo fermarci se le indicazioni non ci tranquillizzano. Quando non siamo in un incrocio stradale, ma in un incrocio di interrogativi che si aggrovigliano dentro di noi, la cosa si presenta più complicata e non siamo sicuri di agire o scegliere il vero bene. In teoria le risposte ci sono, se non altro abbiamo grandi indicazioni non solo dal Vangelo, ma anche dalla saggezza comune; però quando si tratta di agire i “ma” e i “se”, gli “eppure” e i “però” si moltiplicano.

È chiaro che non si deve rispondere al male con il male, altrimenti si entra in una spirale infernale e senza termine. In qualche modo, però, bisogna rispondere; non sempre la passività o il silenzio sono la migliore via per servire il mondo e il bene dei nostri simili. Di fronte al Male non basta dire sì o no, è necessario cercare e suggerire vie di uscita e la maggior parte delle volte l’uomo è messo di fronte alla propria impotenza, non solo del fare, ma anche del pensare, discernere e decidere.

Il primo lavoro da fare è, allora, purificare il proprio cuore, perché la passione e le passioni fanno presto a invadere il campo galoppando come una banda di Amazzoni impazzite, e nascondono la ricerca della verità. Lavoro non facile né di breve portata. Se pensiamo a quanto si cerca dall’esterno di influenzare, se non di manipolare, il pensare comune, essere un po’ sospettosi è di dovere. Quando si riceve un Male la domanda non è semplicemente come sopportare, o ancor meno come vendicarsi, ma come farne uscire del bene? Come nelle arti marziali orientali, bisogna sfruttare la forza dell’aggressione per rispondere senza usare una violenza ingiusta, ma neutralizzando quella che ci attacca. Per questo una risposta al Male che all’inizio sembra una nuova violenza, può invece essere qualcosa che permette una presa di coscienza dell’assurdità del Male e può condurre a un ritorno in se stessi, a una conversione. Ci sono delle cause che devono essere subito neutralizzate, per non farsi prendere dal gioco del Male e, in questo, il cuore che cerca di purificarsi, è più lucido di un altro che segue le passioni e che perde in chiarezza.

Lavorare il proprio cuore non è cosa facile, purificarlo ancora meno. Esso è una cellula viva dell’umanità e del mondo intero. Se è sana o se sa assorbire medicine giuste, ogni cellula del corpo può agire per il bene di tutto l’organismo, mentre una piccolissima cellula portatrice di un tumore può condurre alla morte di tutto il corpo. Credo che la stessa cosa possa succedere con il Male nel mondo. Nessuno può dirsi senza influenza sulla totalità dell’umanità: anche se ciascuno non è che uno in mezzo a otto miliardi di esseri simili a noi, l’umanità stessa è un solo corpo con un’interazione continua. Lavorare il proprio essere persona umana e costruirsi nel Bene è salvifico per tutta l’umanità.

Se accettiamo questo fatto possiamo anche sentirci schiacciati dalla responsabilità, ma, se siamo umili, accogliamo le cose come sono e il nostro posto come non indifferente. Amare allora assume un vero valore salvifico, perché non amo solamente la singola persona, ma attraverso quell’amore particolare servo al mondo intero. Altrimenti non ci sarebbe un sacramento del matrimonio: con esso infatti si consegna il proprio amore, l’amore per un’altra persona, perché entri nell’azione dell’amore infinito con cui il Salvatore ha salvato il mondo offrendosi sulla croce. Attraverso il sacramento, la promessa di amarsi riceve la forza di Dio e dona a Dio un punto da cui irraggiarsi sul mondo.


Cesare Falletti
NP agosto / settembre 2022

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