Pantocratore di Santa Sofia

Pubblicato il 19-06-2022

di Chiara Dal Corso

Questo fantastico mosaico di Cristo benedicente si trova nella cattedrale di Santa Sofia, e nonostante sia danneggiato nella zona inferiore, resta abbastanza visibile da poter essere riconosciuto come capolavoro. Di esso fanno parte anche due figure laterali: la Vergine Maria a sinistra, di cui resta solo il volto, raffinatissimo, luminoso ma anche gonfio di lacrime, e Giovanni il battista a destra, asciutto nella sua austerità ma rivolto con profondissimo rispetto e amore al suo Amico, lo Sposo, di cui è stato precursore.

Entrambi sono rivolti a Gesù Cristo in atto di supplica e di intercessione per l’umanità, verso la sua infinita misericordia. Insieme formano la deesis, che significa, appunto, supplica. Si trova nella campata centrale della galleria sud della cattedrale, e fa parte dei mosaici e delle decorazioni fatte nell’epoca dei Paleologi, dopo la liberazione di Costantinopoli dall’occupazione latina, tra 1260 e il 1300 circa.

La chiesa di santa Sofia era stata fondata da Costantino e poi distrutta da un incendio nel 532. Fu ricostruita interamente da Giustiniano in meno di 6 anni. E successivamente subì altri interventi, tra cui la costruzione della grandissima e famosissima cupola, alta 54 m!
La decorazione della basilica di Giustiniano era di lastre marmoree di vari colori e mosaici figurativi, che furono danneggiati irrimediabilmente prima durante l’iconoclastia e poi durante l’occupazione dei latini di Costantinopoli. Quindi vennero ripresi e rinnovati successivamente. Nel 1453 i turchi occuparono la città e trasformarono la basilica in moschea, distruggendo molti mosaici e ricoprendo gli altri di gesso e calce. Nel 1935 la moschea fu trasformata in museo e, finalmente, si poterono avviare i lavori di restauro grazie all’Istituto Bizantino d’America, e far tornare alla luce i mosaici e le decorazioni precedenti.

Se guardiamo con attenzione questi volti, in particolare quello di Cristo, ci viene il dubbio che forse, anche la stessa ostilità di un “nemico invasore” che viene col preciso intento di annientare la religione precedente, non sia riuscita a distruggere interamente queste immagini, ma si sia fermata e si sia limitata a ricoprirle. In modo tale che poi sia stato possibile il restauro.
Singolare come siano arrivate a noi attraverso i secoli, attraverso varie peripezie. Ancora con il loro messaggio, ancora con la freschezza di uno sguardo che disarmato, vuole incontrarci. Infatti quello che più colpisce di questo volto di Cristo è l’estrema dolcezza e pacatezza, pur in un’espressione seria e maestosa, che ci parla di misericordia, di comprensione di un Dio che si è fatto uomo per amore nostro, di un Dio molto umano, davvero innamorato di noi.

Il Cristo è raffigurato secondo la tipologia del Pantocrator, certamente a piena figura, ma non si sa se in trono o in piedi, la sua veste e il clavo sono ricoperti di luce oro mentre l’himation è tipicamente blu. La mano sinistra regge il Libro della Parola e la destra sollevata in un eterno gesto di benedizione.
Il tutto raffigurato con grande raffinatezza nella composizione, delicate gradazioni di colore, le dimensioni ridotte e il posizionamento sapiente delle tessere di mosaico. Elementi che rendono quest’opera un capolavoro.


Chiara Dal Corso
NP febbraio 2022

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