Maria Maddalena, malata d’amore per Gesù

Pubblicato il 29-09-2022

di Anna Maria Del Prete

Maria Maddalena è presente nei racconti della Resurrezione. A lei Gesù affida il compito di annunziare ai discepoli che è risorto e li attende in Galilea

In questi giorni pasquali mi sembra necessario parlare di Maria di Magdala. La incontriamo spesso nei racconti della Resurrezione e, soprattutto, a lei Gesù affida il compito di annunziare ai discepoli che è risorto e li attende in Galilea. Dunque è apostola del messaggio fondamentale per i discepoli di ogni tempo: Cristo è risorto!

Ma chi è Maddalena?

La presenta Luca raccontando che «da essa erano usciti sette demoni» (Lc 8,2): cioè è una donna che «ha fatto l’esperienza del potere illimitato di Gesù nella propria vita» (Moltmann, Le donne che Gesù incontrò). Si capisce allora con quale dedizione lo seguiva insieme ad altre donne che lo assistevano nella sua vita itinerante.

Anche Giovanni nel suo vangelo la presenta, dandole una posizione privilegiata, valorizzandola come donna a un duplice livello: 1) testimone della resurrezione di Gesù e prima annunziatrice della Buona Notizia, 2) e come donna che ha ritrovato se stessa, la propria identità umana nel rapporto con Gesù che giungerà fino a renderla di annunziatrice della sua Resurrezione. Ruolo che non annulla il suo essere donna; il suo volto di persona concreta, con una storia personale unica e irripetibile, le attribuisce una funzione ecclesiale particolare che emerge nel dialogo in quella prima aurora pasquale. Da Gesù guarita e affascinata, Maria Maddalena lo aveva seguito fino alla croce, ove lo aveva ricevuto tra le braccia insieme ai pochi che avevano avuto il coraggio di dimostrarsi suoi discepoli.

Ora non le resta che recarsi al sepolcro, consapevole che con quella morte ha perso tutto. Posseduta da sette demoni, era cioè gravemente malata ed emarginata dalla società. Solo con Gesù era tornata a vivere, «Io sono la via, la verità e la vita» questa affermazione di Gesù è diventata esperienza vissuta. «Chi crede in me, anche se morto vivrà» (Gv 11,25). Ma ora con quella morte ripiomba nella sua solitudine. Sola, singhiozza e piange vicino al sepolcro vuoto. «Perché piangi?» le chiedono i due angeli apparsi là «dove era stato deposto il corpo di Gesù» e la domanda era stata riproposta anche Colui che aveva ritenuto fosse il giardiniere. «Maria!» All’udire il suo nome, pronunciato con dolcezza particolare, riconosce il suo Gesù e rinasce in lei la vita. «Rab-bunì» Maestro mio! Gesù torna a essere per lei quella realtà presente che la mette a confronto con la sua vera identità e la invia verso la missione e verso il futuro di quella vita che durerà per sempre. Sia questa anche la nostra esperienza del Risorto, che non nasce da riflessioni storiche o teologiche, ma dall’esperienza di un incontro intimo e profondo. «Non trattenermi!» un unico istante di integrale felicità è sufficiente per viverne sempre e trasmetterlo agli altri. L’unico modo per trattenere l’esperienza di vita, per conservarlo come compagno di vita, è il comunicare agli altri questa esperienza del Risorto, rendendola contagiosa.

Anna Maria Del Prete

NP Maggio 2022

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