L’importanza di educare

Pubblicato il 09-08-2012

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - I genitori che confondono l’amore con la resa danneggiano i loro figli.
Riccardo è un bimbo di tre anni che da poco ha iniziato a frequentare la scuola materna. Finora, durante le ore di lavoro dei genitori, è stato accudito dai nonni – sia materni che paterni – che hanno sempre fatto a gara per accontentarlo in tutto e prevenire ogni malanno con una protezione davvero soffocante. I genitori riconoscono di essere stati sempre molto insicuri sull’atteggiamento da adottare nei confronti di Riccardo, che perciò si comporta come un vero e proprio tiranno: fa continui capricci e scenate isteriche se solo provano a dirgli un no, non mangia, non si veste, cerca di non far nulla da solo, ma soprattutto ha collere immotivate e non parla. O meglio, non usa le parole per esprimersi, ma si limita a fare gesti perentori, emettere urli e ammiccare minacciosamente col volto per farsi capire. E ci riesce perfettamente, tanto che genitori e nonni eseguono immediatamente i suoi ordini pur di calmarlo.

Francesca, invece, è una ragazza di quasi 17 anni che si è sempre distinta per la sua intelligenza, arguzia e simpatia. Ha una conversazione brillante e i compagni provano subito attrazione per lei. La prima impressione che tutti hanno è positiva. Spesso, però, pochi giorni dopo averla conosciuta, molti hanno già cambiato opinione su di lei, visto che non resiste alla tentazione di essere sarcastica e pungente, ferendo non poco le persone con i suoi giudizi e le sue frecciatine. Tende infatti a non tener conto dei sentimenti di chi la circonda. Inoltre si offende subito se gli altri non concordano con le sue opinioni, ha un carattere esplosivo e se non riesce a spuntarla si mette ad urlare. Agisce costantemente sulla spinta del momento, comportandosi in modo molto volubile e lasciandosi andare ad eccessi, ma se glielo si fa notare risponde che questo “la fa sentire bene”. Naturalmente non capisce perché le amicizie che riesce a farsi così velocemente svaniscano altrettanto in fretta, lasciandola sola con la sua infelicità.

Riccardo e Francesca sono insomma individui impulsivi, pieni di pretese, capricciosi e sempre alla ricerca di soddisfazioni immediate. Si servono delle altre persone per i propri fini, comportandosi da dittatori e considerando familiari e amici solo degli schiavi al proprio servizio. Hanno età molto diverse e si trovano quindi a differenti stadi del loro sviluppo, ma sono accomunati dal fatto di essere entrambi figli unici e di avere genitori (e nonni) troppo deboli ed apprensivi, che hanno sviluppato nei loro confronti un’eccessiva sottomissione. Tutti si sono arresi di fronte al loro carattere forte, ai capricci e agli scoppi di collera. Probabilmente alcuni adulti confondono la resa ad ogni richiesta del bambino con il fatto di dargli amore e garantirgli sicurezza. Ma amare e rispettare un bambino non significa capitolare, arrendersi a ogni sua esigenza, cedere di fronte all’esplosione dei suoi sentimenti. Equiparare l’amore alla resa è follia pura. Col tempo infatti il bambino impara a credere di non essere amato (o di essere respinto o ingiustamente emarginato) ogni volta che non vengono soddisfatte le sue pretese.

Questa convinzione gli crea problemi non indifferenti e può radicarsi così in profondità da divenire un tratto permanente del suo modo di essere da adolescente e poi da adulto, condannandolo a volte alla solitudine e all’incapacità di essere protagonista della sua vita e delle sue relazioni affettive.
Perciò attenzione! Come da secoli è scritto nel Libro del Siracide: “Educa tuo figlio e prenditi cura di lui, così non dovrai affrontare la sua insolenza” (Sir 30,13).

Genitori e Figli – Rubrica di Nuovo Progetto

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