Tra isole e arcipelaghi
Pubblicato il 31-01-2023
Ed eccoci agli inizi di quello che viene sempre più spesso preannunciato come uno degli autunni (con relativo inverno al seguito) più difficili degli ultimi decenni. Crescenti difficoltà economiche delle famiglie, aumento del tasso di disoccupazione giovanile, crisi energetica, emergenza sanitaria, guerra. Le cause sono sotto gli occhi di tutti, inutile negarlo. Inutile anche illudersi che si tratti solo delle fosche previsioni dei soliti pessimisti. La situazione è seria, il clima teso, la gente preoccupata.
E i giovani, i nostri figli o nipoti, cosa percepiscono di questa situazione e con quali risorse affrontano (e affronteranno) tutto ciò? Sono sufficientemente attrezzati per resistere, sviluppare al meglio le proprie potenzialità, trovando occasioni di crescita personale anche nei momenti più critici? I dati che emergono dal Rapporto Giovani 2022 stilato dall’Osservatorio dell’Università Cattolica di Milano, per esempio, ci mostrano una fotografia delle nuove generazioni piuttosto negativa: rispetto ad anni precedenti, è diminuita la percentuale di chi afferma di avere un’immagine positiva di sé (scesa dal 53,3% del 2020 al 45,9% del 2022) e quella di chi dichiara di avere motivazione ed entusiasmo nelle proprie azioni (dal 64,5% al 57,4%). Sono in diminuzione anche coloro che pensano di saper perseguire un obiettivo preciso. Per non parlare dell’enorme numero, oltre 3 milioni, di giovani italiani che non studiano, non lavorano, non sono in formazione.
Insomma, negli ultimi due anni l’impatto che la pandemia e tutte le sue conseguenze sociali hanno avuto sui nostri ragazzi li ha resi più fragili, meno motivati, meno attrezzati ad affrontare difficoltà e fatiche. Tendono a ritirarsi, a sottrarsi perché hanno paura del futuro ed evitano di pensarlo come un progetto in cui investire le loro energie e potenzialità. Anche dal mondo della scuola superiore giungono segnali preoccupanti: molti docenti si trovano in difficoltà nell’aiutare gli studenti a fare i conti con ciò che manca loro in partenza, cioè la costanza nello studio, la propensione all’impegno, la determinazione.
Naturalmente non sono solo i giovanissimi a essere usciti diversi dalla pandemia. Anche tra molti adulti pare essersi diffuso un altro modo di guardare alla vita, al lavoro, ai legami familiari. Si comincia a parlare, infatti, di un nuovo atteggiamento esistenziale, quello che viene definito con l’acronimo YOLO (you only live once, che corrisponde al nostro “si vive una volta sola”). Dove però la coscienza di poter “vivere una volta sola” non si traduce in stimolo a non sprecare superficialmente quell’unica opportunità, ma in spinta a vedere nella ricerca del benessere personale l’unico scopo della vita stessa. Come se il trauma della scoperta improvvisa dell'evidente fragilità umana e della propria personale vulnerabilità e mortalità legate alla pandemia avesse fatto scomparire ogni senso di responsabilità verso gli altri e l’idea stessa di far parte di una comunità.
Di fronte a tutto questo sarebbe invece urgente il coinvolgimento di giovani e adulti in progetti e iniziative in ambito sociale, lavorativo, nel campo del volontariato e nella scuola, in ambito sportivo, turistico e ricreativo, che stimolino la partecipazione diretta e attiva di tutti, per aiutare ciascuno a ritrovare il gusto e la passione di fare qualcosa insieme agli altri e per gli altri.
«Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto» diceva già secoli fa il poeta inglese John Donne (1572-1631).
Gabriella Delpero
NP novembre 2022