La tempesta perfetta

Pubblicato il 11-10-2022

di Paolo Lambruschi

Non c'è solo la crisi in Ucraina, il Corno d'Africa sta affrontando una tragedia senza precedenti. Si tratta di una vera e propria tempesta perfetta che ai nefasti esiti della pandemia da Covid unisce la guerra nel Tigrai e una carestia dovuta al blocco degli aiuti nella regione in guerra e alla siccità che ha fatto perdere 4 raccolti consecutivi in Somalia, in alcune aree del Kenya, in parte dell'Etiopia e dell'Eritrea. A questo punto arriva il blocco del grano ucraino che questi Paesi importavano in esclusiva per il basso prezzo. In questo momento è stato sostituito dai cereali provenienti da altri Paesi, ma a prezzi più alti determinando in Etiopia e Somalia un aumento dei prezzi degli alimentari anche del 200%. Stime delle organizzazioni umanitarie parlano di almeno 800mila persone a rischio malnutrizione acuta in Somalia. Sono persone che devono uccidere il bestiame e spostarsi verso i grandi centri urbani dove tradizionalmente pensano di poter ricevere cibo, che stavolta non c'è.

Senza dimenticare la tragedia oscurata del Tigrai. Ospedali chiusi a Macallè per mancanza di medicine, bambini che muoiono in strada di fame dicono le notizie che filtrano raccontando una catastrofe umanitaria ignorata, ma con pochi eguali nel pianeta a seguito della guerra civile scoppiata nel novembre 2020. E secondo Save the children la fame si estende anche in Etiopia orientale e sudorientale dove i tassi di malnutrizione sono aumentati vertiginosamente negli ultimi mesi a causa della siccità, del conflitto e degli sfollamenti. Secondo le stime, ne soffrono circa 185mila bambini.

Se la tregua in Tigrai dichiarata dal governo centrale del Nobel per la pace 2019 Abiy Ahmed nel marzo scorso riesce a tenere, gli aiuti umanitari da Addis Abeba continuano ad arrivare a singhiozzo nella regione ribelle. Almeno due milioni sono gli sfollati per il conflitto e le agenzie umanitarie affermano di aver inviato aiuti per 800mila persone. Intanto, ribadiscono FAO e Programma Alimentare Mondiale, la malnutrizione colpisce la maggioranza dei sette milioni di tigrini, considerati dipendenti all’assistenza umanitaria. A causa del conflitto, le agenzie internazionali stimano che la produzione di cereali nella regione nord occidentale etiope sia calata del 60%. Scenari di miseria estrema dai quali si uscirà, se verrà la pace, almeno tra cinque o sei anni e a patto che cessi anche la siccità, La situazione sanitaria resta drammatica anche nella regione dell’Afar, confinante con il Tigrai, dove lo scorso autunno è passata la controffensiva delle forze di difesa tigrine che, per vendicare distruzioni e stragi di massa dai civili da parte dell’esercito federale degli alleati eritrei, Afar e Amhara, hanno distrutto il 90% delle strutture sanitarie.

La volontà di pace c'è, ma si procede troppo lentamente. Uno dei temi più spinosi di trattativa sarà il Tigrai occidentale, conteso dagli Amhara – alleati di ferro dell’oromo Abiy – che lo hanno occupato e dove continuerebbero le operazioni di pulizia etnica e crimini contro l’umanità, come denunciato da un rapporto congiunto di Amnesty International e Human rights watch in aprile. La pace con i tigrini scontenterebbe anche il dittatore eritreo Isayas Afewerki, alleato di Abiy, le cui truppe al confine si sono già scontrate le settimane scorse con le forze regionali del Tigrai. Il rapporto sui diritti umani in Eritrea presentato lo scorso 13 giugno all’ONU denuncia un peggioramento della repressione nell’ex colonia italiana, con reclutamenti di massa anche di minori in retate (giffa) casa per casa per inviare a forza nuove reclute a combattere. Non dimentichiamoci di questa terra che ha tutte le potenzialità per diventare la porta e la perla dell'Africa.


Paolo Lambruschi
NP giugno-luglio 2022

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