Continente da scoprire

Pubblicato il 10-09-2023

di Paolo Lambruschi

I media italiani parlano sempre troppo poco dell’Africa e in termini prevalentemente ansiogeni e securitari, senza dare spazio a notizie di sviluppo e innovazione che possono cambiare una narrazione limitata. Il 25 maggio, l’Africa Day (in quel giorno del 1963 venne fondata l’odierna Unione africana) è il giorno de L'Africa MEDIAta, rapporto presentato da Amref Health Africa-Italia. Curato dall’Osservatorio dei media dell’università di Pavia, ha l’obiettivo di analizzare come e quanto i media italiani raccontino l’Africa. Il tratto di continuità purtroppo è la marginalità della comunicazione sull’Africa e sulle persone africane e afro-discendenti nei media cosiddetti mainstream, ovvero le principali testate giornalistiche radiotelevisive, del web e della carta stampata. Eppure, come spesso ricordiamo anche da queste colonne, vi sono potenzialità e una dinamicità dovuta alla giovane età media che aggiungono un altro volto al continente del nostro destino. Solo per fare un esempio, per le startup tecnologiche africane rispetto al 2020, nel 2021, si è segnato un +113% per investimenti. Lo studio rileva la prevalenza di una informazione finalizzata ai temi securitari e migratori di casa nostra (“l’Africa qui”) o – molto meno – sulle guerre che da noi sono per definizione “dimenticate”.

Dall’esame della copertura complessiva dell’Africa nei sei principali quotidiani italiani (Avvenire, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, La Repubblica, La Stampa) nel corso del 2022 emerge che la media di notizie sulle prime pagine dei quotidiani è di 13 in media al mese (-3 rispetto al 2021), con l’84% degli articoli relativi all’Africa “qui” (flussi migratori e sicurezza).

Nei notiziari del prime time e nei programmi di infotainment si accentua la tendenza alla riduzione progressiva di notizie sull’Africa. Nei 7 principali tg analizzati sono state rilevate soltanto 1.174 notizie pertinenti (22% in meno rispetto al 2021), di cui tre quarti riguardanti i flussi migratori e la gestione dell’accoglienza. L’emergenza migratoria è infatti uno degli argomenti più trattati, soprattutto in relazione a particolari fatti, come il caso della Ocean Viking. Nel 2022 sono diminuite le news su guerra e terrorismo a favore di notizie su viaggi istituzionali di ministri italiani in Africa, forniture di gas, cop27 ed eventi di cronaca come il caso Soumahoro. Per gli altri temi il silenzio sull’Africa è quasi totale.

La marginalità di attenzione per il continente viene confermata anche negli 85 programmi di infotainment analizzati su sette reti televisive: su 61.320 ore trasmesse in un anno sono stati rilevati, in calo rispetto allo scorso anno, 700 riferimenti all’Africa, in media un riferimento ogni 87 ore di programmazione. L’Africa è rappresentata come una sola realtà, priva di specificità e caratterizzata uniformemente da un futuro senza speranza. Inoltre, a seguito dell’inizio della guerra in Ucraina, si nota all’interno dei programmi la presenza di una narrazione delle migrazioni che distingue tra rifugiati veri in fuga da un’invasione (i bianchi ucraini) e profughi “di comodo” che provengono dal continente africano. Non aiuta a capire la narrazione denotata da echi di disperazione, morte, torture, senza che vi sia la possibilità di approfondire percorsi, storie, luoghi di appartenenza, biografie ed esperienze. È schiacciata. manca lo sguardo globale, insomma.

Le testate online che hanno dedicato maggior spazio all’innovazione, quindi all’Africa diversa, sono Africa rivista e Nigrizia. L’Africa del XXI secolo resta ancora un continente in larga parte da scoprire per la maggioranza dell’opinione pubblica italiana.


Paolo Lambruschi
NP giugno / luglio 2023

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