L'eredità francese

Pubblicato il 08-11-2023

di Paolo Lambruschi

Metà dei 54 Stati dell'Unione africana sono ex colonie francesi. Come forse abbiamo visto quest'estate, quando il colpo di Stato in Niger ha catturato per qualche giorno l'interesse delle testate giornalistiche principali, in 20 Paesi subsahariani la lingua e gli interessi economici francesi sono dominanti. Un'occhiata alla situazione economica e generale del continente mette in evidenza che nessuno dei dieci Stati più ricchi dell'Africa è di cultura francese.

Anzi sei delle 10 nazioni più povere del continente sono francofone (le poverissime Eritrea e Somalia sono invece italofone, non dimentichiamolo). Fondamentale il dato che 11 dei 14 Paesi che usano come moneta il Franco cfa agganciato al Franco francese di una volta sono considerati i meno sviluppati, quindi quando l'economia si basa sulla moneta voluta dai francesi per concedere l'indipendenza si genera povertà. Quindi l'Africa ha un problema con la Francia, ma non solo con la sua lingua, le sue istituzioni e la sua influenza economica. Perché in Africa Francia significa Europa e democrazia. Quindi tutto quello che per noi è un valore, in Sahel ad esempio diventa sinonimo di oppressione. Ecco perché alle istituzioni democratiche si preferisce l'uomo forte magari in divisa che promette cibo, lavoro e un po' di dignità. La Francia ha sempre difeso i propri interessi e ha promesso di contrastare con il proprio esercito il jihadismo che mette in pericolo la sicurezza di questi Paesi e che gode di un certo consenso popolare perché ovviamente è diventato anti francese e dietro l'ostilità ai cristiani e all'Europa c'è l'ostilità ai francesi proprio perché i francesi vengono identificati con la democrazia con l'Europa e anche con la croce. La Francia ha perso influenza e oggettivamente non è la causa di tutti i mali nelle nazioni francofone dove stanno subentrando al suo posto russi e cinesi. Bisognerà vedere come la nuova Wagner, i mercenari filorussi longa manus del Cremlino, sfrutterà le posizioni abbandonate dai francesi. Intanto le giunte militari in Mali, Niger e Burkina Faso, salite al potere tramite dei colpi di Stato negli ultimi tre anni, hanno siglato un accordo di mutua difesa. Il che estromette di fatto la Francia dalla regione e tenuto conto che la missione ONU in Mali è in fase di ritiro e scomparirà entro la fine del 2023, qui si potrebbe scatenare un futuro conflitto come quello in Sudan. Nel Sahel potremmo avere un altro pezzo di guerra mondiale a pezzi che potrebbe causare nuove migrazioni e che potrebbe essere gestita dai mercenari filorussi che non sono certo amici dell'Unione Europea.

Che cosa può far cambiare idea agli africani francofoni che identificano la Francia con l'Europa? Ci vorrebbe un cambio di marcia dell'Eliseo e forse l'Italia può aiutare mettendo da parte vecchi dispetti rancori e rivalità in Africa. La Francia ad esempio potrebbe rinunciare al proprio seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell'ONU che spetta come vincitore della seconda guerra mondiale a favore dell'Unione Europea. Questa è una proposta che da anni gira e in questo modo l'Unione Europea sarebbe costretta ad avere una politica estera molto più stretta e unitaria e avrebbe un'adeguata rappresentanza in sede ONU da utilizzare per costruire la pace anche politicamente. Occorre per questo mettere da parte i residui nazionalismi a favore della pace. Sul terreno, quando ci sarà l'opportunità, toccherà alla società civile intensificare la diplomazia dei pari fatta di solidarietà e cooperazione tra pari per avere sviluppo e dignità. Questo e non altro chiede l'Africa francofona che solo con la pace troverà futuro.


Paolo Lambruschi
NP ottobre 2023

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok