La suocera di Pietro: dalla schiavitù al servizio

Pubblicato il 31-08-2022

di Anna Maria Del Prete

Una breve pericope, citata dai tre evangelisti: Luca, Marco e Matteo, deve trasmettere un messaggio importante al di là del fatto storico. È quello che cercheremo di vedere.

Siamo a Cafarnao in Galilea dove Gesù ha trascorso i suoi primi anni di vita e inizia il suo Ministero. È la sua prima giornata di Messaggero d’Amore. Ha assunto la natura umana per compiere la missione affidatagli dal Padre: rivelare che Egli ama i suoi figli e li vuole felici. “Camminate sulla strada che vi prescriverò perché siate felici” (Ger 7,23).

Nella così detta “giornata di Cafarnao” l’evangelista Marco presenta il nucleo dell’attività di Gesù, anticipa quale sarà la sua missione e sintetizza la storia della salvezza: condurre l’umanità dalla servitù agli idoli, schiavizzante, al servizio di Dio come suoi figli. È il messaggio trasmesso dalla guarigione della suocera di Pietro che “era a letto con la febbre”. Gesù esce dalla Sinagoga, un luogo sacro nel quale ha tradotto la Parola e la Legge in azione di vita, guarendo un uomo in giorno di sabato e con due discepoli entra in un luogo di santità feriale: la casa di Simone e Andrea. È il primo contatto con colui che chiamerà Pietro. La loro suocera giace malata, non parla, non chiede nulla, sono gli altri che lo sollecitano a occuparsi di lei. Gesù si china sulla donna malata, con quella tenerezza e misericordia proprie di Dio. La prende per mano e la fa alzare. “La febbre la lasciò ed ella li serviva”. Per Marco è il primo miracolo di guarigione compiuto da Gesù che dice proprio come Egli ha trasformato la schiavitù della febbre, che costringeva la donna a letto, nella libertà del servizio al Signore. Quella diakonia che ha orientato la vita di Gesù, è affidata a una donna…Forse vuole essere un modello della diaconia femminile nella Chiesa.

Diverso è il racconto di Matteo, molto più breve, si concentra sulle due figura della scena: Gesù, il Liberatore e la donna prigioniera. Nessun accenno ai discepoli. La donna era a letto con la febbre (chiaro il richiamo all’umanità resa impotente dagli idoli). Gesù vede la situazione di sofferenza e interviene spontaneamente, la tocca e la donna è liberata dalla febbre. È in piedi, è risorta, abbiamo lo stesso verbo usato per la risurrezione di Cristo, proprio per indicare che il Suo tocco liberatore conduce alla risurrezione. La suocera sanata si precipita a servire Gesù preparando il pranzo (forse quello per lo shabat). Così come Marco, anche Matteo rivela come la liberazione apre al servizio, lo stesso servizio in cui è impegnato Gesù: “sono in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27)

Luca, come gli è proprio, mette l’accento sulla preghiera di intercessione. Sono gli altri che “pregarono” per la guarigione della suocera di Pietro. E Gesù, con grande tenerezza “Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò”: tenerezza nei confronti dell’infermità, comando deciso all’oppressione del male. “E subito si alzò in piedi e li serviva”. I tre evangelisti concludono con la stessa frase che sintetizza il contenuto principale del racconto: lasciarsi liberare dal servizio agli idoli per servire Dio con il servizio di amore che si apre agli altri. Questa è la vera libertà che ci rende felici.


Anna Maria Del Prete
NP aprile 2022

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