La forza dell’immaginazione

Pubblicato il 09-07-2023

di Renato Bonomo

«Mi si assicura esservi un’altra isola maggiore della sopradetta Spagnuola. Ha gli abitanti che son privi di pelo, e sopra tutte le altre abbonda specialmente di oro. Porto meco uomini di quest’isola e delle altre da me visitate i quali faranno testimonianza di ciò che dissi». Così scriveva Cristoforo Colombo, ammiraglio della flotta dell’Oceano, ai sovrani di Spagna da Lisbona il 14 marzo 1493. Aveva appena terminato il suo primo viaggio che lo aveva fatto approdare in quelle che lui credeva essere le coste dell’Oriente. Colombo doveva in qualche modo prendere tempo e giustificare ai suoi committenti reali la scarsa presenza d’oro rinvenuta. In realtà, dai viaggi dell’ammiraglio, i sovrani si aspettavano proprio di ricavare grandi quantità di metalli preziosi per rimpinguare le casse reali duramente provate dalla reconquista terminata l’anno precedente (gennaio 1492). La ricerca di oro e metalli preziosi è infatti una causa rilevante dei grandi viaggi oceanici tra la fine del XV e il XVI secolo. In quegli anni gli europei, portoghesi e spagnoli in testa, cominciarono a navigare sistematicamente fuori dal Mediterraneo per cercare rotte alternative verso l’Oriente. La conquista turca di Costantinopoli del 1453 aveva rimescolato le carte e chiuso la strada terrestre ai mercanti europei. Solo i veneziani continuarono indisturbati i loro traffici. Ma per Portogallo e Spagna era necessario aprire nuovi scenari. Già dai primi del Quattrocento i lusitani avevano iniziato a prepararsi alla navigazione oceanica grazie alle straordinarie intuizioni di re Enrico il Navigatore (1394-1460) e alle prime esplorazioni di Madeira, Azzorre e Capo Verde.

Stiamo parlando di un’epoca straordinaria in cui gli uomini esplorano mari e terre sconosciute in una continua interazione tra conoscenza e immaginazione. Nel XVI secolo, gli europei conoscevano infatti relativamente poco del mondo che li circondava. Aiutavano i resoconti di viaggio di grandi mercanti come Marco Polo. Ma erano spesso parziali e incompleti: laddove non arrivava la conoscenza, si utilizzava l’immaginazione. Proprio dall’analisi dei sogni e delle rappresentazioni fantastiche degli europei possiamo ricavare notizie preziose sull’immaginario degli uomini tra la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna. Anzitutto è opportuno ricordare che gli europei non sapevano nulla del continente americano (i viaggi dei Vichinghi erano rimasti senza effettive conseguenze); dell’Africa conoscevano solo le coste settentrionali, mentre l’Africa nera era sconosciuta in quanto il mondo islamico ne impediva la conoscenza e, comunque, suscitava poco interesse. Conoscevano abbastanza bene l’Oriente anche se immaginavano che agli estremi suoi confini si trovassero le porte del paradiso. Proprie questo territorio era considerato pieno di ricchezze straordinarie, abbondante di cibo, con montagne di oro, perle e preziosi. Una terra in cui le lotte e le rivalità erano assenti, interamente e serenamente dominata da sovrani pacifici, saggi e tolleranti. Da non trascurare poi la convinzione che fossero abitate da esseri straordinari e magici e che molti degli abitanti dell’Oriente vivessero in nudità senza vergogna.

Questi sogni possono essere letti come uno spassoso passatempo, ma – in realtà – sono documenti straordinari che ci aiutano a capire cosa pensassero veramente i nostri antenati. A patto di capovolgerli. L’immaginazione è anche una fuga dalla dura realtà che questi uomini si trovarono ad affrontare. Gli europei sognavano la ricchezza perché in Europa la maggior parte della popolazione era povera, soffriva per la fame dovuta alle frequenti carestie e alla crescita della domanda. Desideravano la pace e la tolleranza perché vivevano in costante compagnia della guerra, erano sempre divisi, in lotta tra loro per motivi politici, venivano perseguitati e perseguitavano per motivi religiosi. Infine, in molti sognavano una società in cui si realizzassero nuove convenzioni sociali e venisse meno la diseguaglianza tra ricchi e poveri, tra potenti e oppressi. Così, in questo modo, l’immaginazione divenne un motore straordinario per smuovere gli europei dal già allora vecchio continente e cercare nuovi mondi: più che la conoscenza poté l’immaginazione.


Renato Bonomo
NP aprile 2023

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