L’anno della verità

Pubblicato il 18-03-2024

di Renato Bonomo

Mi è capitato di vedere su Instagram un reel molto divertente. In una rapida successione venivano presentati dei frammenti dei discorsi di fine anno di diversi presidenti francesi. I vari Giscard d’Estaing, Mitterand, Chirac, Hollande annunciavano ai cittadini francesi che l’anno successivo sarebbe stato un anno difficile. Pur appartenendo a formazioni politiche opposte e impegnati in epoche storiche diverse, tutti hanno usato le medesime parole e lo stesso aggettivo per definire l’imminente anno nuovo. Complimenti al montaggio…

Viene un pensiero: ma c’è mai stato un anno facile? Un anno esente da disgrazie o crisi? La recente esperienza della pandemia ci ha sicuramente messo alla prova. Durante l’isolamento e le chiusure forzate, ci sembrava di vivere un tempo unico e irripetibile, che nessuna generazione precedente aveva mai sperimentato (così terribile che ora abbiamo già dimenticato tutto!). Che errore di prospettiva pensare che esista solo il nostro punto di vista! Ma cosa dovremmo dire di chi oggi – ora e adesso – vive drammi enormi come la guerra e la fame in Terra Santa, in Ucraina, nel Corno d’Africa?

Possiamo prendere altri due esempi, uno più lontano e uno più vicino nel tempo. Il Trecento non fu un secolo facile: carestie, peste, guerre, rivolte cittadine e contadine, scarsità di risorse e aumento dei prezzi. E poi la cattività avignonese, la crisi dell’impero, lo scisma all’interno della chiesa cattolica… Può bastare?

Veniamo a un passato più recente e familiare. Mio nonno, nato nel 1899, è stato chiamato per la Prima guerra mondiale. Dopo l’addestramento a Bologna, ha avuto la fortuna di non partire per il fronte, ma ha subito tutti gli effetti disastrosi del primo dopoguerra: il fascismo, un’altra guerra mondiale che per lui ha significato una pistola puntata alla testa da un ufficiale tedesco. Poi lui – che era artigiano pellaio – nel pieno del boom economico fu travolto dalla nuova industrializzazione che lo costrinse a chiudere la sua attività e morire nel 1963 con un funerale pagato grazie all’aiuto di alcuni parenti.

Forse, esempi come questi ci aiutano a dare alle nostre percezioni la loro dimensione e peso. Un’altra riflessione ci ricorda che, pur tra i suoi tanti difetti, la democrazia ha comunque la possibilità di dire la verità (in mezzo a tante opinioni e falsità… difficili da riconoscere) e ricordare ai cittadini che le cose possono non andare bene. Nei regimi autoritari le cose non vanno male perché non possono andare male.

I regimi autoritari mentono sui dati dell’economia, illudono le loro opinioni pubbliche, annunciano ere nuove senza più i limiti del presente e del passato. Ma sarà vero? La libertà – finché verrà conservata – sarà un antidoto formidabile alle falsità della politica. Questo non significa che la democrazia si identifichi allora con il pessimismo. Se è vero che nella democrazia si possono denunciare falsità e illegalità, essa può anche indicare autentiche strade di speranza.

Memorabile il discorso inaugurale del 4 marzo 1933 di Franklin Delano Roosevelt: «Ritengo che questo sia soprattutto il tempo di dire la verità, tutta la verità, con sincerità e coraggio. Non si può rifuggire, oggi, dall’affrontare onestamente le attuali condizioni del nostro Paese. Questa grande nazione saprà sopportare ancora, come ha già saputo sopportare, e saprà anche risorgere alla prosperità. Lasciate dunque che io esprima tutto la mia ferma convinzione che quanto dobbiamo soprattutto temere è di lasciarci vincere dalla paura, da quella paura senza nome, irragionevole e ingiustificata, che paralizza i movimenti necessari per trasformare una ritirata in un’avanzata».

Renato Bonomo

NP Febbraio 2024

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