La crisi finanziaria e l’uomo della strada

Pubblicato il 17-11-2011

di Guido Morganti

Osservando quello che succede nei bar, nelle banche, nella vita quotidiana, possiamo capire le ragioni profonde del comportamento economico quotidiano. Compito di un economista di strada è ridare un nome semplice alle cose e guidarci tra trappole e vantaggi del mercato.

di Guido Morganti

Franco Becchis, “economista di strada”, docente di Economia dell’Ambiente al Politecnico di Torino, è stato il relatore del primo incontro per il 2009 del ciclo “Nel buio di una grande crisi c’è sempre una luce”, organizzato dall’Università del Dialogo dell’Arsenale della Pace.
Il pubblico ha seguito con interesse e con domande significative un argomento ostico come quello dell’economia, alla fine risultato più digeribile perché somministrato attraverso “pillole”.
Uso questo termine prendendolo dal libro di Becchis “Economia in pillole”, un agile “manuale” che partendo dalle pillole, cioè dalle situazioni in cui si imbatte un economista di strada, aggredisce la micro e macro economia lasciando nel lettore la soddisfazione di aver imparato e gustato qualcosa di più.
Franco Becchis
Per spiegare la crisi finanziaria attuale ha raccontato l’avventura di un “ninja” (acronimo che sta per no income, no job and no asset), termine oggi usato per definire le persone che in seguito alla crisi finanziaria hanno perso reddito, lavoro, casa. Interessante lo spunto in cui analizzando termini utilizzati dalla finanza si può riscontrare che il messaggio contenuto nella parola è il contrario di quello che realmente significa. E poi il tema delle bolle speculative, dei controlli, del rapporto tra finanza ed economia reale. Per rendere immediatamente percepibili le cifre iperboliche che definiscono il prodotto interno lordo dei vari Paesi, ha messo sul tavolo una bottiglia di acqua minerale da 1,5 lt – il Pil dell’Italia -, paragonandola poi con un contenitore di plastica da tre litri – il Pil della Cina – e con una tanica da 10 lt – il Pil degli Stati Uniti -. Un particolare: se il contenitore Pil Italia è una bottiglia d’acqua da 1,5 lt, il cappuccio di una biro con la capacità di 1 cc rappresenta l’intervento del governo con la social card.
Franco Becchis Tra gli argomenti affrontati nella relazione mi ha particolarmente interessato quello delle “bolle”: innanzitutto la suddivisione tra bolle produttive e speculative.
Il meccanismo è lo stesso.
Uno ha una proposta, trova chi lo sostiene, altri si aggregano, e così via. Un movimento che cresce fino a quando qualcuno incomincia a ritirarsi.
E succede il fenomeno inverso fino a ritornare al punto iniziale.
Nell’Inghilterra di fine ottocento la proposta di dotarsi di una efficace rete ferroviaria provocò una corsa a comperare titoli.
Quando scoppiò la bolla finanziaria, di fronte al fatto che chi aveva messo i soldi aveva perso tutto, un risultato era stato ottenuto: c’era la rete ferroviaria!
Se non c’è una proposta produttiva ma solo finanziaria, alla fine, quando la bolla scoppia, c’è il nulla, come nei casi che la finanza di oggi sta vivendo.
Tra i temi toccati attraverso il momento delle domande richiamo solo il tema del rischio e del vulnus speculativo. Chi vuole impegnare dei soldi nel circuito finanziario deve essere cosciente del fatto che non esiste una garanzia assoluta. Il fattore rischio è irrinunciabile. C’è una contraddizione di fondo. Quando tu impegni dei soldi, ad esempio 5.000 euro, utilizzando fondi composti da “salsicciotti”, come si possono pensare i derivati che mescolano insieme qualcosa di buono e tanti debiti da far pagare a chi li compra, è come dare dei soldi a perfetti sconosciuti. Ebbene, se un tuo vicino di casa, uno che conosci da anni, ti chiede di imprestargli 5.000 euro, difficilmente gli si dice “sì”: si ha più fiducia in perfetti sconosciuti che in chi si conosce! E poi nel panorama finanziario può farsi strada un vulnus speculativo, cioè l’uso di informazioni riservate, che per legge non si possono divulgare, per ottenere benefici in denaro a proprio esclusivo vantaggio, comportamento questo purtroppo oggi parecchio diffuso... Nei vari Paesi ci sono in ogni caso dei sistemi e norme che consentono di tenere sotto controllo le operazioni dei mercati finanziari e di perseguire i comportamenti illeciti degli operatori. Ad esempio se certe azioni salgono di colpo in una piazza borsistica, scatta il campanello di allarme e parte l’indagine per arrivare alle persone che, sfruttando informazioni riservate, ne hanno beneficiato illegalmente lasciando senza brache chi ha fatto l’eventuale operazione contraria. Non sempre però questo sistema di sicurezza riesce ad arrivare ai responsabili delle speculazioni illegali. Tutto questo, chiaramente, lo deve sapere chi vuole giocare in borsa buttandosi sugli investimenti di puro credito piuttosto che su quelli di partecipazione.
A conclusione dell’incontro, tre spunti significativi. Il primo. Il mercato non è stupido, però non ha le antenne per recepire il valore di quello che si fa e si vive in realtà come, per esempio, quella dell’Arsenale della Pace, e quindi non è adatto a premiare chi costruisce un capitale che non sarà produttivo o finanziario, ma sociale, arricchito da una fitta rete di relazioni tra le persone. È una ricchezza che attorno distribuisce fiducia, fiducia che a sua volta si innesca nel “mercato”. Franco Becchis ed Ernesto Olivero
Siccome è la fiducia il cuore del mercato, si può ben dire che chi costruisce capitale sociale fa bene al mercato. Il secondo: è necessario un bagno di umiltà da parte di chi (economisti, giornalisti, studiosi …) ha avuto la pretesa di considerare l’economia una scienza esatta e di chi nella finanza ha cavalcato un’onda che gli ha dato la sensazione dell’onnipotenza e che invece si è rivelata fragile.
Il terzo: è tempo di ascoltare e far parlare non solo chi ha studiato o sa di economia, ma anche l’uomo della strada, in altre parole tutti noi che ogni giorno siamo alle prese con decisioni di cui non conosciamo a fondo le eventuali implicazioni.
Il numeroso pubblico ha senz’altro assorbito qualche conoscenza in più, utile per affrontare il difficile periodo economico che incombe. 
di Guido Morganti

vedi anche:
Economia in pillole
www.economistadistrada.it


Il video dell'intervento di Franco Becchis
(33')

 

 

 

 

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