Un gigante in mezzo a noi
Pubblicato il 16-04-2023
Con dom Luciano si era intrecciata un’amicizia da quel 15 gennaio 1988. Era metà pomeriggio. Un pomeriggio raccontato nel capitolo Il padre piccolo nel libro Dio non guarda l’orologio: «Penso a cosa sarebbe stata la mia vita se non avessi conosciuto dom Luciano Mendes de Almeida, vescovo brasiliano gesuita. Era il 15 gennaio del 1988. Alla stazione di Porta Nuova, aspettavo, proveniente da Milano, il presidente della Conferenza Episcopale del Brasile. Nella mia immaginazione doveva trattarsi di un grande prelato facilmente riconoscibile. Non lo trovai e dovetti ritornare una seconda volta. Nemmeno questa volta lo trovai. Attesi all’Arsenale. Arrivò una seconda telefonata che mi diceva: “Sono qui ad aspettare, e non arriva nessuno”. Con più calma mi diede un punto di riferimento e ripartii. Trovai un umile prete dimessamente vestito: ecco perché non lo avevo riconosciuto prima.
Lo avevamo invitato perché ci parlasse del Brasile. Volevamo conoscere dalla sua voce le tragedie e le speranze di questo popolo. Dom Luciano invece ci parlò del Libano. Arrivava da lì, dove era stato mandato per una missione religiosa svolta presso tutti i Capi spirituali di quella terra martoriata (allora faceva parte della segreteria del Sinodo dei Vescovi). Mi guardò in faccia mentre parlava delle violenze e delle distruzioni viste, e mi disse: "Lei dovrebbe andare in Libano a portare un messaggio di pace". Mi lasciai prendere da quella frase e dissi: “Sì, se Dio vuole”. Pochi giorni dopo a Roma mi fece conoscere il Patriarca maronita. Il Patriarca accettò il suggerimento di dom Luciano e mi invitò ufficialmente in Libano a parlare ai giovani dell'aspirazione alla pace. In pochissimi giorni ottenni il visto e partii». Dopo quel primo incontro, su un foglietto Ernesto subito appuntò: «Oggi ho conosciuto dom Luciano, un uomo buono».
Dopo due giorni, il 17 gennaio, dom Luciano scrive: «Carissimo fratello Ernesto Olivero e carissimi fratelli nell’ideale, la pace di Cristo. Considero una grazia speciale aver potuto visitare l'Arsenale della Pace e aver celebrato, con tanti fratelli nell’ideale, l'Eucaristia. Non dimenticherò mai i momenti di dialogo, lo stare insieme a tavola e la lode filiale alla Madre di tutti noi, cantando il Magnificat. Dio sia lodato! Rimarremo uniti nella preghiera e nel desiderio comune di essere strumenti di pace in questo mondo ancora così bellicoso e diviso. Credo che anche il Libano ci possa unire per l'esempio di fede e per la volontà di collaborare, in ciò che sarà possibile, per il pieno recupero della sua libertà e della sua pace. Ringrazio per tutti gli sforzi che state facendo per il Brasile. Dio vi ricompenserà. Chiedo di poter essere ammesso come membro dell'associazione Cooperativa Internazionale per lo Sviluppo, pienamente in sintonia con le finalità dell'associazione. In unione di preghiera, di stima fraterna e di impegno cristiano per la pace».
Grazie Ernesto e dom Luciano. Due amici che da quel giorno insieme si sono messi al servizio del progetto salvifico di Dio. Hanno cambiato un bel pezzo di mondo!
Guido Morganti
NP gennaio 2023