L'immagine svelata

Pubblicato il 29-07-2022

di Chiara Dal Corso

Dopo alcuni anni di pausa causa forze maggiori, da novembre fine gennaio si è svolto all’Arsenale della Pace un nuovo corso di iconografia proposto dal nostro Laboratorio iconografico. Hanno partecipato 10 allievi e una volontaria iconografa che ha aiutato l’insegnante e accompagnato gli studenti. Insieme abbiamo realizzato ognuno un’icona, seguendo il modello di Gesù Pantocrator come è rappresentato nell’icona del VI secolo custodita nel monastero di santa Caterina del Sinai.
Credo sia più bello sentirlo raccontare dagli allievi stessi.

 

Marcella

Ho imparato nel tempo che scrivere un'icona richiede pazienza, che non posso arrivare all'obiettivo con poche pennellate, ma devo capire, valutare, provare, osservare, aggiungere, retrocedere, correggere, affinare e molto altro... La stessa pazienza che mi tocca avere con me stessa quando vorrei un cambiamento interiore tutto-e-subito.

Ho imparato che arriva quasi sempre il momento della crisi in cui vedo solo un gran pasticcio e allora mi serve il coraggio di tenere duro, prendendo un po' le distanze, valutando il buono e ciò che va corretto... e ripartire.

Ho imparato che a volte non mi resta che grattare via con il bisturi una parte dell'immagine o anche tutta e ricominciare da capo, operazione difficile e dolorosa ma anche liberatoria.

Incredibile come tutto questo assomigli alla VITA!

Quello che vorrei esprimere in un'icona di Gesù è il Suo sguardo su di noi, uno sguardo buono, compassionevole, intelligente, profondo, benevolo; e non smetterò di inseguirlo, pur sapendo che è irraggiungibile in questa vita.

Ringrazio col cuore Chiara che ci guida in questo splendido lavoro con la sua competenza e saggezza e non smette di ricordarci che la preghiera è la musica di sottofondo.

Ringrazio di cuore il Sermig in cui ritrovo ogni volta la gioia di vedere il "BENE FATTO BENE".

Rivolgo un sorriso a tutte/i noi che a un'età più che adulta abbiamo desiderato sederci in un banco per imparare con umiltà qualcosa di nuovo che avevamo percepito come prezioso per la nostra anima.

 

Lorenzo

Volevo enormemente confrontarmi con la realizzazione di un'icona. Volevo stare nel silenzio con un'icona. Volevo pregare con un'icona. Questo era quello che volevo.

La volontà di confrontarmi direttamente con la pittura è nato dalla lettura del libro "In principio era la gioia" di Mathew Fox, in particolare i capitoli della Via Creativa.

Già dai primi incontri però ho dovuto confrontarmi con il giudizio che continuavo a mettere su me stesso per come stavo realizzando l'icona. Passando dalla felicità alla disperazione per le parti che non riuscivo a fare. A volte mi aggiravo anche nella stanza per "controllare" le altre icone per vedere come stavano venendo. Non ti nascondo che cercavo di capire di non essere il peggiore. Però gli occhi del mio Cristo continuavano a guardarmi. Mi fissava e io lo fissavo.

Quando abbiamo iniziato a incarnare il volto, ho vissuto il momento peggiore. Alla fine dell'incontro mi sembrava che la seconda luce avesse rovinato tutto. Ma quegli occhi continuavano a guardarmi sempre senza giudizio. Ho chiuso la scatola e mi sono detto: non importa la prossima volta andremo avanti, poi la volta successiva l'ho vista trasformata e di questo te ne ringrazio. 

Penso che quel momento sia stato un po' un giro di boa. Quell'icona non era più solo mia, diventava di tutti e in quel momento ho sentito ridursi il mio io: non ero più io il centro, ma era il Cristo il centro.

Negli ultimi due incontri Piera mi ha detto: "Non ti sento più respirare affannosamente mentre dipingi". È stata la cosa più bella che mi sia sentito dire durante il corso.

Quegli occhi muti di Cristo hanno cominciato a parlare.

Adesso la mattina incrocio quegli occhi e ripeto: non sia fatta la mia ma la tua volontà.



Annamaria

Era la prima volta che mi avvicinavo a questo tipo di arte, quindi l’icona realizzata è da principiante! Era un sogno nel cassetto lasciato per il tempo della pensione. Queste sono le motivazioni: entrare nelle Chiese e vedere un’icona, cercare di capirla più a fondo e sapere cosa vuole comunicare per pregare, inoltre conoscere un po’ della grande tradizione iconografica delle Chiese Cristiane Orientali.

Dipingere vuol dire scegliere un soggetto, pensare a lui, stare con lui e lasciarsi ispirare con il proprio bagaglio di esperienze, pensieri, emozioni per esprimerle e comunicarle. Iniziare ogni incontro con la preghiera di un brano del Vangelo e un pensiero di Ernesto per accompagnarci gradualmente nell’attività mi ha fatto capire l’importanza dell’affidamento a Dio delle nostre azioni quotidiane. Abbiamo prestato le nostre mani per scrivere e stendere con il pennello i colori naturali e dire qualcosa di Gesù. Il silenzio ci permetteva di entrare nel soggetto: Gesù, per farLo emergere piano piano, con successive sovrapposizioni di colori, lezione dopo lezione dalla tavola di legno gessato incolore, guidati insieme e individualmente. La nostra insegnante ha sempre visto quello che andava bene nel nostro lavoro, di fronte agli errori ci incoraggiava a riprovare e rifare finché le nostre abilità pittoriche venissero espresse al meglio e fossimo contente. Domanda ricorrente: “Sei contenta?”, come se avere fiducia ed essere contenti del lavoro fossero importanti per scrivere un’icona!                                                                                                                                            

Interessante vedere che dipingendo si può correggere il colore, togliere e aggiungere, scurire e schiarire, addolcire o evidenziare, entrare delicatamente nei particolari così come si può fare nelle pieghe della nostra vita spirituale. Scrivendo l’icona, in particolare il volto, ho capito l’importanza della pazienza, della costanza, della trasparenza, della leggerezza, da utilizzare non solo per dipingere, ma da vivere nel quotidiano per incontrare Gesù negli altri.

Grazie alla fraternità del Sermig per la possibilità di conoscere quest’arte in modo fedele alla tradizione iconografica. Grazie per la possibilità di approfondire la spiritualità del Sermig, che corrisponde anche alle mie esigenze.  Grazie per l’amicizia, per la preghiera e la condivisione di questa bella esperienza.  La conserverò per sempre nel mio cuore!                               

 

Paola

Accostarsi alla scrittura di un’icona si è rivelato un percorso intenso e articolato.

Quello che si acquisisce durante il corso è solo in parte un insegnamento artistico e di abilità manuali. Ciò che maggiormente si riceve è un approfondimento nella fede, sostenuto dal clima di raccoglimento e dalla lettura mirata di un brano della Parola di Dio e una preghiera, all’inizio di ogni lezione. 

Ho scoperto la bellezza di lasciarsi guidare dalla maestra, Chiara, che ha grande dimestichezza con la sapienza custodita nei secoli dagli iconografi. Ci ha saputo accompagnare con dolcezza, pazienza e competenza facendoci affacciare al mondo delle icone.

È stato molto bello far parte di questo gruppo, eterogeneo, accomunato dal desiderio profondo di imparare.

Nella condivisione finale con gli altri partecipanti ci si è resi conto di quanto la scrittura di un’icona abbia attinenza con la propria personalità e la propria vita. Ciascuno ha sottolineato degli aspetti diversi che hanno dato significato al lavoro: la leggerezza, l’obbedienza, la pazienza. 

Al termine del percorso mi sono resa conto che durante le prime lezioni, per inesperienza, mi soffermavo e davo un peso forse eccessivo ad alcuni particolari che, procedendo col lavoro, sono diventati poco visibili, quasi scomparsi sotto i successivi passaggi di colore. Forse avrei potuto dedicare meno tempo ed energia ai primi passaggi, e ho pensato che anche nella vita, a volte, succede così: capita di mettere tempo ed energie in qualcosa che poi il tempo relativizza e, nel quadro generale della vita, si rivela meno significativo, non era il caso di affannarsi per quello.  Per contro ho pensato anche che, nella vita come nei passaggi dell’icona, pure gli strati più invisibili contribuiscono, nascosti là sotto, portare al risultato finale. 

 

Franca

Scrivere la mia prima icona è stato emozionante. 

Sia per quanto riguarda l’aspetto spirituale sia per quello più tecnico. 

Mi è parso che non ci fosse molta differenza tra i due aspetti perché essi sono molto legati: l’immagine sacra si svela pian piano attraverso pennellate quasi trasparenti e segni che danno pian piano la luce al volto, alle mani, alle vesti. E il far emergere lentamente il volto di Cristo, è stato un altro modo di pregare. 

Per entrare in questo spirito di preghiera sono stati fondamentali i momenti iniziali delle lezioni in cui abbiamo letto alcuni brani della Sacra Scrittura e li abbiamo meditati attraverso le parole di fede di Chiara.

E’ stato anche questo un percorso: ogni brano è stato scelto con cura, proprio per entrare meglio e dare senso alla parte pittorica e spirituale di ogni incontro. 

Gli aspetti che mi hanno toccato maggiormente sono stati la leggerezza e la trasparenza. L’immagine dell’icona emerge trasparenza dopo trasparenza, con estrema leggerezza.

Ho pensato più volte che al sacro ci si avvicina con leggerezza, ma anche alla vita, alle persone che incontro sarebbe meglio avvicinarmi in questo modo. 

Mi sembrava strano che pennellate quasi invisibili ripetute ed ampliate, rendessero visibile l’immagine del Signore. Ho pensato che fosse proprio questo il cuore della Sapienza, come abbiamo meditato in una lezione, che “è uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e immagine della sua bontà”.

Come ha scritto Ernesto Olivero, l’icona “non è un quadro, è un incontro”. Anche per me è stato proprio così.

 

Angela

Da questo corso ho imparato che la leggerezza lascia il segno migliore, che passare e ripassare i colori uno sopra l'altro è come pregare ripetendo le preghiere, ogni volta è più limpida. Ho imparato che l'icona chiede obbedienza e solo attraverso di essa l'arte si manifesta. Chiara ha valorizzato l'unica cosa positiva di una serie di miei errori, il suo sguardo positivo mi ha fatto riflettere sul mio tendere a vedere solo l'errore, il negativo e non il positivo. Fare un'icona è pregare in un modo che non conoscevo, lasciare emergere il volto di Gesù nel dipinto procedeva insieme al lasciarlo emergere nel mio cuore. 

Un’esperienza di regola e spiritualità.

 

Maria Laura

Se consulto il vocabolario scopro che la metafora è un’immagine mentale che permette di dare un significato e una interpretazione a un concetto altrimenti troppo complesso! Ecco, attraverso la scrittura dell’icona del Cristo Pantocratore di Santa Caterina del Monte Sinai, scopro che posso trasformare l’immagine mentale in immagine reale, posso realizzare con le mie mani uno strumento che mi porti a Dio. Essa è la finestra che mi mette in contatto con un altro mondo, con il ritratto di Cristo che guarda proprio me! È il mio strumento di preghiera e ne ho bisogno.

Questo volto mi colpisce proprio per la sua asimmetria che non è mancanza di simmetria ma la rappresentazione nello stesso volto di due nature di Cristo: la natura umana caratterizzata dalla sofferenza fisica e morale e la natura divina, che si coglie dalla serenità dello sguardo e la raffinatezza dell’incarnato.

In esso vedo una somiglianza con la realtà di come è andato per me questo corso. Da una parte la mia umana difficoltà pratica nel disegnare: insicurezza nel ripassare le grafie, troppo spessore delle linee, mancanza di leggerezza nelle pennellate e nell’ombreggiatura. Il tutto vissuto, purtroppo, con un senso di ansia che talvolta mi bloccava il respiro e non permetteva la fluidità della mano. E in questa situazione il sollievo di un aiuto che per me veniva dall’alto e che si manifestava con l’intervento dell’insegnante, che con umiltà e abilità, esperienza e gentilezza, raddrizzava la linea storta, cancellava la sbavatura, restaurava il danno della verniciatura e ridonava al volto l’aspetto divino. E l’icona si è trasfigurata! 

Questo è stato un percorso che mi ha fatto comprendere parti della mia personalità, è stato come percorrere una strada a volte dritta e a volte tortuosa, proprio come può essere la vita, mi ha messo in contatto con persone nuove ed interessanti mi ha trasmesso profonde emozioni.

 

Assunta

Scrivere un'icona del Maestro è stata un'esperienza spirituale molto profonda, partecipare alla Sua sofferenza, con la dignità di un principe che ha accettato tutto. 

Per me il bisturi usato male alla prima lezione poteva essere motivo di blocco, invece ho trovato la forza di resistere. Da anni desideravo partecipare a un corso di icone tenuto al Sermig e l'anno scorso non volevo assolutamente perdere l'occasione. È stato bello imparare i nomi di coloro che hanno partecipato fino a sentirsi fratelli in Cristo. Grazie, per avermi dato questa occasione di preghiera profonda nel silenzio dell'Arsenale della Pace. 

 


Chiara Dal Corso
NP marzo 2022

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