In cammino verso la Pasqua (5/7)
Pubblicato il 10-04-2011
Gv 13,21-33.36-38
Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: "In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà". I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?". Rispose Gesù: "È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò". E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: "Quello che vuoi fare, fallo presto". Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Simon Pietro gli disse: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi". Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!". Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte.
Il brano del vangelo è uno splendido esempio di come Gesù amava. Infatti il punto forte della pagina è la sua commozione: Gesù si commosse profondamente. Siamo chiamati anche noi a condividere questa commozione profonda, domandandoci anche perché si è commosso.
quale commozione
Se io sapessi che qualcuno sta per tradirmi e consegnarmi alla morte, chissà se mi commuoverei o se mi prenderebbero altri sentimenti più tumultuosi e più angosciosi. È la commozione di un cuore che continua ad amare e che percorre il suo faticoso cammino dentro il cuore degli altri, anche quando non lo amano più. È la commozione di vedere che non siamo buoni. È la commozione di vedere che siamo capaci di tradire e di rinnegare, è una commozione che continua a camminare per il nostro bene e che non si rassegna al male. San Paolo scrivendo ai Romani dice: non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rom 12,21). Questa è la regola doro per risolvere tutte le piccole o grandi questioni della convivenza umana, perché se tu cerchi di vincere il male con il male, anche se vinci rimane il male, che provocherà altro male e così questo circolo perverso non finisce mai. Cosa che sta succedendo in questo tempo della storia.
Gesù vince il male che gli crolla addosso con il bene e ci dà anche la grande lezione di come intendere il male: non tanto il male generico che cè nel mondo, ma il male che stanno facendo proprio a te. Si fa presto a dire, predicare, scrivere di vincere il male con il bene, ma la prova che siamo sinceri è quando il male ha appena ferito il nostro cuore, è lì e soltanto lì che abbiamo lesatta misura di quanto siamo già discepoli di colui che ha vinto il male con il bene.
il male del tradimento
Ancora una osservazione: qual è il male che ci ferisce di più dei molti mali che possiamo ricevere dalla vita? È quello che viene dal cuore di un altro, perché i nostri cuori sono fatti per incontrarsi, e quando i nostri cuori non solo non incontrano quelli degli altri, ma dagli altri cuori ricevono ferite anche profonde, ci troviamo di fronte al male di tutti i mali. Gesù affronta proprio questo male. Chi è che lo commuove fino a quel punto? Non quelli che lo hanno sempre odiato fin dal principio e che lo scherniranno ancora quando sarà sulla croce sono cuori impietriti , ma qui sono i cuori degli amici Giuda e Pietro. È Gesù che ha scelto Giuda ad essere uno dei dodici; potremmo osservare che Gesù si è sbagliato, ma Gesù non sbaglia, Gesù sceglie uomini e donne liberi che possono sempre santificarsi o tradire. Dunque uno dei dodici, un cuore di cui si è fidato, un cuore a cui ha detto di evangelizzare, un cuore a cui ha concesso di operare miracoli. E poi il cuore di Pietro, a cui ha affidato tutto: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Non poteva dare di più e fidarsi di più. Ecco i cuori che ti feriscono, i cuori di quelli che ami, di cui ti fidi, a cui anzi affidi tutto, anche la tua stessa vita, e che nel momento difficile o ti tradiscono o ti rinnegano lasciandoti terribilmente solo, ma di quel tipo di solitudine speciale che si chiama delusione, perché è meglio essere soli e senza amici, che avere degli amici che poi ti tradiscono o ti rinnegano.
il modo di amare
Gesù quindi traccia la strada di vincere il male con il bene. Un uomo non la concepirebbe, ci vuole un Dio fatto uomo, perché la sua riserva di amore è inesauribile. È come se ci dicesse: so come sei, caro fratello, conosco il tuo cuore che è buono ma è fragile, che è generoso ma vacillante; forse mi tradirai, forse mi rinnegherai, ma sappi che io non ti renderò male per male, io vincerò con il mio bene il male che mi farai. Gesù sa che noi gli faremo del male, in effetti siamo tutti peccatori, in qualche modo lo abbiamo deluso, ma non dobbiamo rattristarci in modo negativo e dannoso; anzi, dobbiamo ricordarci che quello è il momento in cui Gesù col suo bene vince il nostro male.
Se questo modo di amare, che è proprio unarte, passa nei nostri cuori, allora diventiamo dei veri evangelizzatori, perché se impariamo questo non cè altro da imparare, perché, qualsiasi cosa accada, siamo disposti, con la forza di Gesù, a vincere il male che ci viene fatto con il bene che sappiamo continuare a dare. È sovrumano, ma mica per nulla ci nutriamo di Gesù Cristo! Che cosa servirebbe infatti comunicare con lui se poi il suo vivere non passasse in noi? Chi conosce per esperienza di avere i sentimenti di Cristo ha provato come è bello e giusto questo atteggiamento, cioè quando, al di là del risentimento, del rancore, della meschinità del nostro cuore, sollevati dalla forza misteriosa di Gesù Cristo, siamo capaci perfino di commuoverci nei confronti di chi ci fa soffrire. Possiamo allora dire: mi fa pena che sei così cattivo, non ho per te né odio né risentimento, perché il fatto che tu sia cattivo danneggia te, non me; io ti voglio bene lo stesso, ma tu porterai nel cuore la tua amarezza, oggi fai male a me e domani a un altro e diventi una di quelle creature pericolose che riescono a far soffrire altri nel tanto o nel poco.
lavare i piedi gli uni agli altri
La storia di Gesù non è solo quella di un uomo che drammaticamente è stato tradito e rinnegato; cè di più, egli ha voluto attraversare queste esperienze per diventare nostro maestro nel voler bene. Imparo da te, ti chiedo la forza, perché tu sei il mio maestro. Ed egli lo ha proprio riconfermato quando si è chinato come uno schiavo per lavare i piedi dei suoi discepoli, Giuda compreso. E Pietro aveva reagito dicendo che non era possibile questo atteggiamento. Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.
Ringraziamo Dio di tutte le volte in cui abbiamo saputo vincere con il bene il male. Davvero la bontà è disarmante, ma nel senso forte che, mentre soffriamo, amiamo e diamo il bene. Se nella nostra vita ci sono episodi e persone di cui ricordiamo che ci hanno fatto soffrire molto, ma le abbiamo amate, abbiamo pregato per loro, ci siamo sentiti in pace, ebbene, queste sono le cose che porteremo davanti al Signore nel momento del giudizio. E se ci sono situazioni in cui dobbiamo dire: maestro, non ho ancora imparato bene, non sono ancora capace con il mio piccolo cuore a fare come te, non scoraggiamoci, è normale che sia così: non è possibile alluomo, ma è possibile a lui. Ti chiedo, Signore, di farmi crescere alla tua scuola. Cè quella persona che per me è ancora un punto di dolore, è una spina nel cuore e non riesco ad amarla e so che da solo non ci riuscirei mai. Ma, Signore, tu che quella sera ti sei commosso e sicuramente amavi Giuda e Pietro, aiutami a maturare.
Saremo giudicati sullamore, e allora beati noi non se avremo passato una vita tranquilla dove nessuno ci ha fatto soffrire questo non è un ideale cristiano , ma quando, incontrando persone che ci hanno fatto soffrire, e forse anche molto, abbiamo vinto il male con il bene.
E se dovessimo anche chiedere con umiltà perdono perché anche noi qualche volta abbiamo semplicemente affrontato il male con il male e allora abbiamo continuata la catena delliniquità, ebbene purifichiamoci. La Pasqua ci rinnova e cè davvero da chiedere che la regola di Gesù diventi una regola di vita che si conosca, che si allarghi a onde concentriche, che diventi contagiosa nel bene.
Non cè nulla di più bello da augurarsi di vincere il male con il bene. E lo chiediamo gli uni per gli altri in modo che diventi chiaro che cè del vangelo in questo mondo, che cè della gente contenta perché era stata cattiva, ma ha incontrato una persona così buona che lha avvolta nel bene e lha convertita.
Giuseppe Pollano
tratto da un incontro allArsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore