Il primo martire

Pubblicato il 18-03-2023

di Chiara Dal Corso

Tra i tesori iconografici conservati nel Monastero di Santa Caterina troviamo questa antica icona del XIII secolo di santo Stefano protomartire.
È lo Stefano degli Atti degli Apostoli (cap. 6 e 7), uno dei sette uomini «di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza» a cui viene affidato il compito del servizio (“diacono” significa appunto “ministro”, “servo”) alle mense e dell’assistenza quotidiana ai poveri e alle vedove. Ci viene detto che era pieno di grazia e di potenza, che faceva grandi prodigi e segni tra il popolo, e che aveva una grande sapienza e parlava con la forza dello Spirito.

Una persona così profondamente unita a Gesù che, primo fra tutti i suoi discepoli (e degli stessi apostoli), va incontro all’ostilità e alla persecuzione, tanto da dare la vita per lui, e con parole di perdono per i suoi persecutori.

Alcuni ebrei infatti, provenienti da varie città, si trovano uniti nell’accusarlo di sovversione e, per poterlo condannare a morte, sobillano il popolo, gli anziani e gli scribi, lo catturano e lo portano nel sinedrio per processarlo. Dopo un lungo discorso, che ripercorre la storia della salvezza, pieno di fede e ispirato, Stefano con franchezza afferma che Gesù è il messia atteso, il Figlio di Dio e che coloro che gli si stanno opponendo, si oppongono ai disegni di Dio e al suo Spirito. Questo scatena la rabbia della folla, che con violenza lo porta fuori della città e lo uccide con la lapidazione. Saulo, che più avanti diventerà san Paolo, è presente alla sua morte ed “approva la sua uccisione”.
Da questo momento hanno inizio forti persecuzioni contro la chiesa nascente, da parte degli stessi ebrei, di cui Saulo, appunto, sarà un energico condottiero, e poi da parte del potere romano. Eppure il fatto che il libro degli Atti precisi la presenza e l’approvazione di Saulo alla morte di Stefano, ci dice che essa ha avuto una parte importante per la sua vita e la sua successiva conversione.

Santo Stefano è il primo martire cristiano cioè il primo a dare la vita per Gesù, ma il primo di una lunga catena che arriva fino ai giorni nostri, di persone talmente unite a lui da compiere la stessa parabola, di una vita donata per amore, di tanto bene fatto a tanti e di un coraggio tale da andare incontro a una simile morte.
In modi diversi, tempi e luoghi diversi, la vita di chi ama davvero Gesù, diventa ricca di bene, di amore per gli altri, prende vie nascoste che aiutano la conversione di altri, e – però – va sempre, misteriosamente, incontro ad un certo “martirio”. Che a volte è quello evidente, eclatante, ma tante altre prende la forma di un silenzioso martirio quotidiano, fatto di incomprensioni, giudizi, esclusione e mortificazione da parte di una parte del mondo che non accetta la logica dell’amore, del servizio, del “prima gli altri e poi noi”. Santo Stefano diventa allora anche nostro amico, quando ci troviamo in difficoltà e restiamo fedeli.
E possiamo chiedergli un po’ del suo coraggio, della sua franchezza, del suo amore per Gesù.

In questa icona è raffigurato secondo la tradizione iconografica con cui vengono raffigurati i diaconi, cioè in riferimento alla liturgia eucaristica, perché ci ricordiamo che le icone raffigurano il santo nella luce eterna, nella continua liturgia celeste, come un frammento dell’immensa festa che avviene in cielo. Ha la veste bianca, la stola che scende sulla spalla sinistra, nella mano destra l’incensiere e nella sinistra lo scrigno dei doni da offrire sull’altare, accompagnato da un velo rosso in segno di rispetto per il mistero cui parteciperanno.
 

Chiara Dal Corso
NP dicembre 2022

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