Il cuore pesante della baracca
Pubblicato il 22-07-2023
«Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà trovata da ognuno in se stesso, se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore ». Etty Hillesum scriveva queste parole sul suo diario il 20 giugno 1942, alcune settimane prima di arrivare nel campo di transito nazista di Westerbork insieme a centinaia di altri uomini e donne. Il suo diario è un documento estremamente prezioso: lei, ebrea di 27 anni, racconta l’ascesa al potere dei nazisti a partire dai piccoli cambiamenti nella sua quotidianità.
La sua anima si srotola sulla carta, pagina dopo pagina, e dà forma a volti, luoghi, drammi e speranze.
Più le condizioni esteriori divengono difficili e umanamente poco sopportabili, più la vita interiore di Etty cresce e si solidifica. «Alla fine, noi abbiamo un solo dovere morale – scriveva, ad esempio – Reclamare larghe aree di pace in noi stessi, più e più pace, e rifletterle verso gli altri. Più pace c’è in noi, più pace ci sarà nel nostro mondo turbolento». Hillesum morirà ad Auschwitz nel 1943, insieme alla sua famiglia.
Perché portare la sua storia in una rubrica sul bene diffuso? Qualche giorno fa, un’amica mi ha scritto per dirmi che aveva da poco finito il suo diario. «Sento Etty come una sorella, la penso spesso, continua a parlarmi», mi ha spiegato. Non è la sola: negli anni ho ascoltato più persone raccontare che Hillesum è stata una compagna di viaggio durante una malattia o che è riuscita a dare un nuovo respiro alla quotidianità.
Le sue parole continuano a incidere nella realtà: per questo è utile riportarle periodicamente a galla, anche a ottant’anni di distanza.
«Voglio essere un cuore pensante – diceva Etty – fiorire e dar frutti in qualunque terreno si sia piantati, non potrebbe essere questa l'idea?».
Chiara Vitali
NP aprile 2023