Arte che unisce
Pubblicato il 31-03-2024
Nel cuore di Milano c’è una scuola dove ballerine ucraine e russe danzano insieme.
È l’Accademia Ucraina di Balletto, che dall’inizio del conflitto in Ucraina è diventata anche una casa di accoglienza. Fondata nel 2005 da Caterina Calvino Prina, propone una metodica di insegnamento, la Vaganova, che è comune a tutti i Paesi ex-sovietici. Sin dalla sua nascita, gli insegnanti sono sempre stati italiani, ucraini, russi, moldavi, con decine di allievi e amici in diversi Paesi del mondo. A febbraio del 2022, pochi giorni dopo l’inizio dell’aggressione russa, sul telefono di Caterina Calvino Prina arrivano messaggi e chiamate. È una sua amica che vive in Ucraina, Irina Skrypnik, anche lei ballerina. In quei momenti, il suo quartiere di Kiev è appena stato bombardato e lei si è ritrovata a vivere dentro la metropolitana. «Scappa, vieni qui, ti accogliamo noi» le scrive Calvino Prina. Detto, fatto.
Da quel momento a oggi, alla scuola di Milano sono arrivate una ventina di altre ballerine ucraine, tutte con il desiderio di danzare lontano dal conflitto. Alcune sono state ospiti dalle suore Marcelline, che con l’Accademia di Balletto condividono propositi e spazi, altre in famiglie di Milano. A due anni dal loro arrivo, qualcuna è tornata in Ucraina – «la distanza dalla famiglia era troppo difficile», spiega Calvino Prina – qualcuna si è diplomata, qualcuna già lavora. All’Accademia la routine dei 190 allievi (soprattutto ragazze) è serrata, si divide tra allenamenti e lezioni ordinarie. «È una scelta di vita – spiega ancora Calvino Prina – C’è la fatica, ma anche tanti sogni e desideri». L’ultimo spettacolo portato in teatro, qualche mese fa, è stato Lo schiaccianoci sulle musiche di Tchaikovsky, compositore russo. «Ci sono persone che ci criticano perché continuiamo a fare ballare su Tchaikovsky, ci dicono che non dovremmo perché è russo – conclude la direttrice – invece noi abbiamo deciso di andare avanti. Tchaikovsky è vissuto nell’Ottocento, ha scritto i più bei balletti del repertorio classico e poi non è solo russo, è patrimonio comune di tutta l’umanità». All’Accademia di Balletto si impara questo: l’arte può unire, non dividere.
Chiara Vital
NP febbraio