Il carcere a Siena

Pubblicato il 01-05-2023

di Chiara Genisio

Da teatro e cinema un’occasione di riscatto a chi vive in carcere

Ottantaquattro suicidi in carcere, è il triste primato con cui si è concluso lo scorso anno. Il peggiore dato dal 2000, primo anno in cui sono iniziate le rilevazioni. Una emergenza dentro l’emergenza cronica che contraddistingue il sistema carcerario italiano. Troppo spesso il mondo dietro le sbarre viene raccontato solo per situazioni negative, e non raccoglie l’interesse generale dei lettori. Ma se sui media il tema “carcere” non buca, al cinema decollano i consensi. La narrazione ambientata all’interno delle prigioni (in particolare quelle americane) riflette un mondo poco conosciuto e affascina.

Ci sono state serie Tv che hanno avuto ascolti altissimi, come la famosa Prison Break da cui si riesce a respirare l’aria che tira nelle prigioni americane, la serie ha offerto negli anni una prospettiva tutta nuova sulla giustizia. Il prison drama più amato degli ultimi anni è stata una seria Tv tutta al femminile ambientata nel penitenziario di Litchfield. La serie ha dato uno spaccato sul perché le recluse sono in carcere. Tramite flashback tocca anche tematiche piuttosto serie – giustizia fallace, abusi di potere, razzismo – che poi vengono riprese nel corso della storia principale. Soprattutto le ultime stagioni, che sfiorano il dramma molto da vicino, riescono a sensibilizzare lo spettatore verso donne che non possono essere giudicate solo per i loro sbagli. Dall’America all’Italia. Non diminuisce l’interesse per il cinema dietro le sbarre. Offre uno spaccato interessante e coinvolgente Grazie Ragazzi in cui il teatro dentro il cinema rappresenta una via di riscatto e offre una rappresentazione reale delle dinamiche che si vivono dentro gli istituti penitenziari.

O ancora Aria ferma, delicato e straordinario, drammatico ma in qualche modo anche profetico. Diretto da Leonardo di Costanzo, è ambientato in un carcere in via di dismissione, dove sono rimasti soltanto qualche agente e pochissimi reclusi. Il piccolo gruppo di detenuti attende di essere trasferito in una nuova prigione, ma giorno dopo giorno l'attesa li porta a dare sempre meno importanza alle regole, che sembrano non avere più valore. I prigionieri si ritrovano a formare una nuova comunità, seppur molto fragile. Proiettato nel carcere di Secondigliano, davanti a un pubblico di detenuti e studenti, e con il regista, ha creato le condizioni per un dialogo aperto, dove un detenuto ha rimarcato: «Il carcere è nato come luogo di divisione e polarizzazione, ma può diventare presidio di umanità proprio come succede nel film, e qui oggi con tutti noi». Chissà che il cinema non riesca dove sta fallendo la politica.

Chiara Genesio

NP Febbraio 2023

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