Effetti tridimensionali

Pubblicato il 08-09-2022

di Paolo Lambruschi

L’invasione russa dell’Ucraina e i suoi contraccolpi alimentari, energetici e finanziari in Africa.

Non sono da escludere disordini sociali come nel 2011 quando l’impennata dei prezzi causò in Nord Africa e Siria le rivolte della “primavera araba” da cui nacquero conflitti non ancora risolti

La guerra in Ucraina sta mettendo in ginocchio l’Africa. Secondo il Global Crisis Response Group delle Nazioni Unite il mondo è alle prese con una crisi tridimensionale: di cibo, energia e finanza. «La guerra sta colpendo alcune delle persone, dei Paesi e delle economie più vulnerabili del mondo»: ha avvertito Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite.

Tre sono anche i fattori scatenanti, perché la guerra in Ucraina è andata a toccare un contesto internazionale già messo in ginocchio dal Covid-19 e dai cambiamenti climatici. L’organismo internazionale ritiene che siano 41 i Paesi africani con la massima esposizione ad almeno un’emergenza causata dalla guerra russo-ucraina.

I Paesi africani sono i più esposti alle oscillazioni dei prezzi, visto che spendono la maggior parte del loro reddito per il cibo e l’energia, si legge nel report. E non sono autosufficienti nell’approvvigionamento alimentare, ma dipendono dalle importazioni.

L’Africa è tra i maggiori importatori non solo di grano ucraino, ma anche di fertilizzanti. L’aumento del costo dei fertilizzanti potrebbe esacerbare gravemente la povertà e la sicurezza alimentare nell’Africa sub sahariana dove il 70% della popolazione pratica una agricoltura di sussistenza, cioè mangia quello che coltiva e usa l’eventuale eccedenza per baratti e piccoli commerci. Non sono da escludere disordini sociali come nel 2011 quando l’impennata dei prezzi causò in Nord Africa e Siria le rivolte della “primavera araba” da cui nacquero conflitti non ancora risolti.

C’è anche chi sostiene che Mosca, nonostante il sostegno di molti Paesi africani, abbia pianificato la destabilizzazione di aree del continente per creare flussi migratori enormi verso l’Europa. Di certo, aldilà delle ipotesi da fiction e della propaganda, flussi in aumento sono già stati segnalati in Libia e alle Canarie.

La regione che sta peggio è il Corno d’Africa alle prese con la peggiore siccità in quarant’anni, come avvertono i climatologi dell’Onu: «Tre stagioni secche consecutive hanno spinto centinaia di migliaia di persone a lasciare le loro case, ucciso vaste fasce di bestiame e colpito raccolti, alimentato la malnutrizione e aumentato il rischio di malattie».

I prezzi del cibo continuano a salire bruscamente. Il nord dell’Etiopia (nelle regioni del Tigray, Afar e Amhara) e colpito in più dalla guerra civile da 18 mesi. Da gennaio in tutto il Corno d’Africa il numero di famiglie senza un accesso sicuro all’acqua pulita e sicura è quasi raddoppiato: passando da 5,6 milioni a 10,5 milioni.

Il numero di persone con insicurezza alimentare è aumentato da 9 milioni a 1. Il numero di bambini che non vanno a scuola è rimasto alto: 15 milioni. Altri 1,1 milioni di bambini sono a rischio di abbandono e migliaia di scuole già non hanno accesso all’acqua. L’Unicef avverte che il numero di bambini che sta affrontando una grave siccità nel Corno d’Africa è aumentato di oltre il 40% nel giro di due mesi: da 7,25 milioni ad almeno 10 milioni e più di 1,7 milioni di bambini in Etiopia, Kenya e Somalia hanno bisogno di trattamenti urgenti contro la malnutrizione acuta grave.

In questo quadro catastrofico di guerra, carestia e mutamenti del clima spicca un dato folle: per il settimo anno consecutivo, nel corso del 2021 le spese militari hanno registrato un aumento. Il totale stanziato in tutto il mondo per la produzione di armi e, più in generale, per la difesa, è stato pari a 2.100 miliardi di dollari, il più alto della storia, secondo quanto indicato da un nuovo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri).

L’umanità insomma sceglie ancora la guerra, è più che mai necessario che la voce degli uomini di buona volontà si faccia sentire.

Paolo Lambruschi

NP Maggio 2022

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