Bene e male

Pubblicato il 24-08-2020

di Cesare Falletti

Il male è banale, il bene invece no; è sempre nuovo. Abbiamo letto su vari giornali che c’è stato un furto nella casa di un calciatore.
Io stesso ho avuto vari furti, prima di essere monaco, ma anche in monastero e so come si sta male davanti a quel senso di violenza subita che si prova.

Rimane che il furto in una villa non ha nulla di originale e in caso può suscitare un po’ di solidarietà, ma rischia di rimandarci alle nostre cose, se non cadiamo nel più gretto egoismo del “meglio a lui che a me”. Ma questa volta una luce ha rischiarato questo cielo grigio: la reazione del derubato, che non ha negato né il danno economico, né quello affettivo, addirittura mostrando la casa devastata. Ha, però, aggiunto: «Affido le vite di chi ha fatto questo nelle tue mani Signore, perché tu li perdoni e ti possano conoscere».

In una semplice frase troviamo una grande ricchezza, un senso giusto della preghiera e una forte missionarietà.
Davanti certi avvenimenti che ci toccano e che ci feriscono sentiamo la nostra povertà: non è il momento di fare gli eroi; suonerebbe addirittura stonato. Il povero affida la sua vita, il suo dolore, addirittura la sua vendetta al Signore; i salmi ne sono grandi maestri.

Affidare la vita di chi ci ha fatto del male nelle mani del Signore è il modo per lottare per il bene. Nella mani del Signore tutto diventa bene, anche quelle vite che sembrano perse, sprecate, dannose. Ponendole nelle mani del Signore esse possono diventare sorgente di bene e non importa se ne vediamo i risultati. Anche il perdono non è cosa nostra: questo eccesso di gratuità, di dono, di benedire chi ci maledice, come dice Gesù, possiamo volerlo, ma siamo troppo piccoli per compierlo e sappiamo che solo Dio può farlo davvero.

Il perdono non lascia le cose come stanno; al contrario le rovescia. Ti possano conoscere, è la preghiera stessa di Gesù poco prima di essere tradito e portato sulla croce. Far conoscere il Padre, e quindi farlo amare, era la sua missione e l’ha vissuta entrando liberamente nel dramma della morte. Gesù stesso ha chiesto al Padre di perdonare e sapeva che nel perdono noi possiamo riconoscere Dio, noi stessi e i nostri fratelli chiunque essi siano.

Cesare Falletti
NP febbraio 2020

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