An mancansa ‘d cavaj

Pubblicato il 09-01-2023

di Alberto Brigato

Ognuno di noi ha un jingle, un ritornello che ogni tanto canticchia, ripete nella mente, senza un motivo specifico. A volte serve per affrontare alcuni momenti della giornata. Io ne ho molti, ma uno che ripeto spesso è un detto piemontese che dice più o meno cosi: An mancansa ‘d cavaj, i’asu trôtu, che vuol dire "In mancanza dei cavalli, trottano gli asini". Insomma: bisogna fare di necessità virtù e sfruttare quel che si ha.

Per esempio, io non ho molta affinità con la tecnologia e tutte le cose elettroniche in generale, ma An mancansa ‘d cavaj, qui in Brasile mi sono ritrovato a lavorare con 2 computer contemporaneamente e ho quasi capito la differenza fra prese a 110 e 220 volt. Non sono mai stato un cantate provetto, né per l’impegno né per la dote naturale, ma qui dirigo un coro con 15 persone e 5 strumenti diversi… non che tutti loro facciano le note giuste, ma An mancansa ‘d cavaj.

Come ultima cosa, forse quella più impegnativa, io e Riccardo ci siamo trovati a condurre l’incontro di preghiera del martedì sera. Io non parlo volentieri al microfono, mi agito facilmente e non ho ancora bene la padronanza della lingua, ma An mancansa ‘d cavaj. Così di solito mi trovo a scrivere qualche pensiero, Laura e Thais mi aiutano con la traduzione, Simone li ritaglia e poi tutti preghiamo per provare a dire le cose che il Signore vorrebbe da noi. Come questa volta, sul vangelo di Luca.

Siamo davanti ad un brano del Vangelo che ci fa un po’ di paura, perché appartiene al genere apocalittico.

Tutti noi abbiamo in mente un Gesù bello e buono, con l’abito bianco, i capelli lunghi, magari dipinto con un bambino in braccio. Il Gesù che tutti noi speriamo di trovare una volta che saremo in paradiso, un Gesù che ci rassicura, che ci abbraccia e che ci dice che tutto andrà benissimo. Oggi Gesù stesso si presenta in un altro modo, un modo molto chiaro, che non lascia ai discepoli la possibilità di immaginarsi il Gesù che sperano, ma che anzi li mette, e mette tutti noi, davanti ad una scelta difficile ma necessaria. «Se vuoi se-guirmi, io sono così! Vero, tutto d’un pezzo. Non vado dietro le mode, non dico le cose per piacere alle folle e – soprattutto – non accetto compromessi. Se vuoi essere mio discepolo, devi accettarmi così» Anzi, il Signore ci chiede di diventare anche noi così.

Ma allora cosa possiamo dire? Che Gesù è un piromane? Che colui che è venuto per salvarci in verità ci darà fuoco? O è un guerrafondaio che ci istiga uno contro l’altro? No, per fortuna nostra Gesù non è tutto questo, ma lui vede più avanti di noi, ci parla già del futuro, di un futuro possibile se anche noi diventiamo come lui.

L’accettare veramente la dottrina nuova di Gesù, ci porta a vivere una vita nuova, non possiamo ri-manere freddi come eravamo prima, dobbiamo prendere fuoco, farci infiammare dallo Spirito Santo, in qualche modo “bruciare” di Amore divino; e questo fuoco, come quello vero, scalda, noi e le persone che ci stanno in vicino, scioglie , il gelo che a volte abbiamo dentro, il nostro forte desiderio di essere di ghiaccio, impenetrabili e puri, ma soprattutto il fuoco che Gesù aveva in mente è quello dell’Antico Testamento, santo, purificatore, che ci libera dalle nostre schiavitù, come ha fatto con gli ebrei in Egitto.

Quello che succede dopo, è poi la logica conseguenza. Pensiamo se nella nostra vita normale stiamo vi-cino ad una persona che ha sempre, ma dico sempre, un’enorme fiaccola accesa. Fa sempre troppo caldo, le fiammate ci spaventano, il fumo non ci fa vedere bene e prima o poi è sicuro che ci brucia, e scoppia la liti-gata. Padri contro figli, madri contro figlie, uno contro l’altro, ma non può che essere così. Per un cristiano vero, quella fiaccola, è tutta la sua vita, tutto il suo Amore, il cristiano arde e si fa ardere da quel fuoco, che come nel deserto, brucia ma non consuma. E per questa fiaccola, siamo disposti anche a metterci contro la nostra famiglia, contro i nostri amici.

Ma siamo veramente disposti a combattere? Difendere la nostra fiaccola? È abbastanza forte da superare la notte o è una candelina che al primo soffio, muore? Preghiamo il Signore che sia lui il nostro fuoco che non si spegne.

Non sarà il nostro caso, ma anche Gesù è entrato a Gerusalemme seduto su un asino. E se fossiamo proprio noi a dargli uno strappo, d’altronde An mancansa ‘d cavaj.

Alberto Brigato

NP Ottobre 2022

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